Presentazione dell'iniziativa: PAESAGGIOSOS.

Questo è il blog del sito PatrimonioSos, nato nel 2002 per iniziativa di semplici cittadini che operano in maniera del tutto volontaria e disinteressata per la difesa del patrimonio artistico italiano.

Nel corso degli anni alla redazione di PatrimonioSos sono arrivate numerose immagini che documentano danni al patrimonio e al paesaggio perpetrati in tutto il territorio nazionale e che per ragioni tecniche non è stato possibile inserire nel sito.

Ora grazie a questo strumento intendiamo mettere progressivamente online il nostro archivio fotografico e soprattutto integrarlo con nuove foto.

INVIATECI LE VOSTRE FOTO all'indirizzo:
lamonica1.paesaggiosos@blogger.com

LE ISTRUZIONI PER L'INVIO NEL MENU DI SINISTRA DEL BLOG.

martedì 14 novembre 2006

Nuove costruzioni a Castiglion Fiorentino

-----Messaggio originale-----
Da: Villa Sant'Agnese [mailto:
villasantagnese@villasantagnese.com]
Inviato: martedì 14 novembre 2006 18.52
A:
redazione@patrimoniosos.it
Oggetto: UNA DELLE TANTE VERGOGNE


Tengo a segnalare un'altra " vergogna " in zona sottoposta a vincolo paesaggistico a Castiglion-Fiorentino ( Arezzo ) all'ingresso di via Madonna del Bagno , che si affaccia sulla meravigliosa Val di Chio .

Le altre vergogne ed abusi in questa piccolà città sono numerosi . La Soprintendenza è avvertita .
Tutti cerchiamo di fare qualcosa , ma è necessario cambiare il codice dei Beni Culturali , affinché tutti gli abusi siano impossibile .

Con i miei più cordiali saluti .

Mungo -Buffaut Liliane, Socio sostenitore di ITALIA NOSTRA

sabato 24 giugno 2006

Benevento: le regole ignorate di una città turistica

Da: luigi la monaca [mailto:luigilamonaca@gmail.com]
Inviato: domenica 24 giugno 2007 16.34
A: undisclosed-recipients:
Oggetto: Ekoclub Benevento

Ekoclub International Circolo di Benevento Via Perinetto 38 82100 Benevento

Benevento 24 giugno 2006

COMUNICATO stampa

Le regole ignorate in una città "turistica".

Città museale, culturale, teatrale, turistica, artistica, innovatrice, originale, tranquilla……..!!! Quanti termini per qualificare Benevento, tanti, troppi forse; ma tutti orientati alla valorizzazione di un territorio da sempre penalizzato e trascurato. I vari Enti preposti alla rinascita del Sannio, Provincia in testa, hanno fatto, stanno facendo e faranno molto per il territorio sannita. Qualche risultato positivo si sta cominciando a vedere con i flussi turistici in visita alle reti museali create dalla Giunta Nardone. Una volta giunti a Benevento i turisti, non più per caso, dovrebbero avere una ospitalità adeguata e proporzionata agli aggettivi adoperati per descrivere il capoluogo sannita. Purtroppo si trova una realtà a dir poco da terzo mondo (con tutto il rispetto per il terzo mondo) servizi igienici pubblici inadeguati o inesistenti, mancanza di un punto informativo al centro della città, guide specializzate per illustrare le peculiarità del territorio e, "dulcis in fundo", i ristoratori. Difficile trovare un bar che rispetti la normativa vigente in merito all'esposizione esterna del prezzario relativo ai prodotti in vendita all'interno del locale, per non parlare dei ristoranti, menu inesistenti e ricevute spesso fatte su un pezzo di carta qualunque, In ogni parte del mondo e, ovviamente, d'Italia è obbligatorio per i ristoranti esporre esternamente al locale il menu con i prezzi delle pietanze e dei vini, è obbligatorio portare al cliente il menu con prezzi aggiornati e, soprattutto, la legge impone la ricevuta fiscale o la fattura. A Benevento tutto questo accade solo in pochissimi ristoranti, la maggior parte dei gestori continua, in barba alle più elementari norme comportamentali e in barba alle leggi vigenti, a fare i propri comodi. L'associazione Ekoclub invita tutti i cittadini della provincia di Benevento a pretendere dai ristoratori il rispetto delle regole soprattutto per il bene delle nostre zone, e alle autorità competenti a far rispettare la legge.

Luigi La Monaca – Presidente Provinciale Ekoclub International –

Via Perinetto 38 – 82100 Benevento – tel 0824313674 – fax 0824313673 –

e- mail luigilamonaca@gmail.com

mercoledì 21 giugno 2006

Is Arenas news !

----- Original Message ----
From: stefano deliperi Sent: Wednesday, June 21, 2006 4:24 PM
Subject: Is Arenas news !

Cari amici, il cemento va all'assalto delle dune boscate di Is Arenas ! Buona lettura...

Stefano Deliperi

Gruppo d'Intervento Giuridico

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/

da La Nuova Sardegna, 21 giugno 2006
Aperto il cantiere per costruire 222mila metri cubi. Le ruspe in azione a Is Arenas. Interrogazione dell'eurodeputata verde Monica Frassoni. Rilasciata la concessione edilizia dal comune di Narbolia nonostante i vincoli naturalistici. PIERO MANNIRONI.
NARBOLIA. Adesso è certo: le ruspe stanno ferendo il paradiso di Is Arenas. Sventrando il bosco, scavando le fondamenta per ville e alberghi a cinque stelle e spianando le dune. Da qualche settimana circolava la voce che la società Is Arenas srl, proprietaria dell'area, avesse cominciato i lavori, dopo avere ottenuto la concessione edilizia dal Comune di Narbolia. Ora c'è la conferma: sulle dune boscate di Is Arenas stanno per essere "vomitati" 222.900 metri cubi di cemento. La reazione degli ambientalisti, che da anni conducono una battaglia durissima contro il progetto, è stata immediata. L'europarlamentare Verde Monica Frassoni ha infatti presentato ieri mattina un'interrogazione con la quale chiede "quali iniziative la Commissione europea intende assumere avverso questa palese e plateale violazione del diritto comunitario e degli obblighi di collaborazione degli stati membri (l'articolo 10 del trattato)". La Frassoni, dopo aver ricordato che esiste una procedura di infrazione contro lo Stato italiano per il "caso Is Arenas", chiede anche alla Commissione se "intende adire alla Corte di Giustizia in merito alle violazioni del diritto comunitario, in tema di direttiva 92/43 CEE". "Purtroppo la vicenda di Is Arenas torna d'attualità - dice Monica Frassoni -. Nonostante sia aperta una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia e nonostante il cambio di governo a livello nazionale e regionale, i lavori del progetto turistico-edilizio sono cominciati mettendo così gli interessi imprenditoriali davanti alla salvaguardia di un complesso dunale boscato che rappresenta una risorsa estremamente importante per la Sardegna dal punto di vista degli habitat naturali". Continua la parlamentare Verde: "Noi continueremo il nostro impegno a fianco delle associazioni ambientaliste locali, che da anni si battono per la difesa delle dune di Is Arenas, perché questa vicenda non diventi in Europa simbolo del malcostume italiano in materia di salvaguardia dell'ambiente. Per questo motivo, chiediamo con forza alle autorità regionali e nazionali di intervenire rapidamente per la tutela del territorio e cercheremo il coinvolgimento del ministro dell'Ambiente in questa vicenda".

LA REAZIONE DEGLI ECOLOGISTI. Anche gli ambientalisti sardi si sono subito messi in movimento. Il Gruppo d'Intervento Giuridico e gli Amici della Terra hanno infatti già trasmesso una segnalazione alla Commissione Europea, al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, al presidente della Regione Renato Soru e all'assessore dell'Ambiente Tonino Dessì. Dopo avere ricordato tutti i vincoli di tutela esistenti sulle dune boscate di Narbolia e il fatto che esiste una procedura di infrazione in corso contro l'Italia, gli ecologisti ritengono sia necessario "un risolutivo ricorso alla Corte di Giustizia europea". Tagliente il commento del portavoce del Gruppo d'Intervento Giuridico, Stefano Deliperi: "Oggi il piano paesaggistico regionale respingerebbe al mittente il progetto della società Is Arenas srl. Per questo motivo, con gran fretta si è autorizzato il progetto turistico-edilizio e sono iniziati i lavori, approfittando dell'assurda deroga temporanea alle norme di salvaguardia in favore dei Comuni dotati dei Puc attuattivi degli illegittimi Piani territoriali paesaggistici, spazzati via dal Consiglio di Stato e dal Tar". Oggi si apre dunque un nuovo capitolo della lunga e tormentata vicenda dell'investimento immobiliare progettato dalla Is Arenas srl. Una storia di scontri istituzionali anche violenti, di dispute giuridiche e di stranezze. Ma anche di coincidenze sospette e di ombre mai dissipate. Come non ricordare, infatti, l'incredibile tentativo dell'ex ministro dell'Ambiente Altero Matteoli di cancellare Is Arenas dalla geografia dei Sic (siti di interesse comunitario) per favorire l'investimento immobiliare? Una brutta figura per tutto il Paese che è costata all'Italia una "messa in mora complementare". Per capire meglio questa grottesco capitolo della telenovela infinita del progetto immobiliare sulle dune boscate di Narbolia, occorre fare un passo indietro. Tornare cioé al settembre del 2003 quando l'ingrato compito di "degradare" Is Arenas a una comune pineta (dopo essere diventata una caso internazionale che fece addirittura tremare in Svizzera la poltrona del governatore del Canton Ticino, Marina Masoni) venne affidato a un alto funzionario del ministero dell'Ambiente, Aldo Cosentino. Cosentino firmò la richiesta - la prima e finora l'unica in Europa - motivando l'iniziativa del ministero in un modo quanto meno discutibile. In estrema sintesi: Is Arenas doveva essere cancellata dalla rete dei Sic europei, perché la sua integrità era stata seriamente danneggiata dalla società Is Arenas srl e perciò le dune boscate non erano più meritevoli di tutela. In parole più semplici sarebbe come dire: tu società sei resposanbile del deterioramento dell'equilibrio ambientale e perciò ti premio cancellando i vincoli che impediscono la realizzazione del tuo investimento immobiliare.

L'AUTOGOL DI MATTEOLI. L'enormità contenuta in questo assunto non ha bisogno di dimostrazioni. Viene infatti identificato il responsabile di un comportamento non conforme alle norme comunitarie e non solo non lo si sanziona, ma addiritura lo si premia. E' come un corto circuito logico, una negazione del rapporto fondamentale che regola le dinamiche di tutti gli ordinamenti: il principio di responsabilità sul mancato rispetto delle regole e la eventuale sanzione conseguente. Con un eufemismo, si potrebbe dire che si trattò per il ministero dell'Ambiente di un clamoroso autogol. E infatti, puntualmente, arrivò la "messa in mora complementare" allo Stato italiano. E' importante ricordare che già con un "parere motivato" (il numero 4.381 del 9 febbraio 2001) l'esecutivo comunitario aveva ingiunto al governo italiano e alla Regione Sardegna "di conformarsi alla direttiva habitat per valutare correttamente l'impatto ambientale del progetto turistico-edilizio". Il paradosso di questa storia è che corre su due binari paralleli. Da una parte, infatti, c'è la normativa comunitaria che impone un alt al progetto di edilizia residenziale intorno al campo da golf da 18 buche; dall'altra, invece, esiste una storia burocratica e amministrativa che fa riferimendo a norme nazionali e regionali. Ma anche su questo punto si è arrivati inevitabilmente all'inciampo. E cioé che per costruire sulle dune boscate occorre preventivamente una valutazione di impatto ambientale.

LA MAZZATA DEL CONSIGLIO DI STATO. La società Is Arenas srl ha sempre cercato di sfuggire a questa procedura di verifica e di compatibilità. Ha così tentato di far passare il principio che era sufficiente la procedura di verifica preventiva. Tesi appoggiata dall'ufficio Sivea della Regione. Ma a stabilire che i sogni di cemento sulle dune boscate di Narbolia meritino un serio approfondimento è stato il Consiglio di Stato che, nel novembre di due anni fa, accolse il ricorso presentato dagli "Amici della Terra", i quali contestavano la procedura adottata dall'ufficio Sivea della Regione Sardegna. In quella circostanza, i magistrati amministrativi non risparmiarono bacchettate al ministero del'Ambiente guidato da Matteoli, "colpevole" di avere presentato una relazione incompleta sul caso. Infatti scrissero: "Si tratta di un intervento di natura, dimensioni e contenuti rilevanti sul complesso del territorio interessato e che, proprio in relazione alla natura e agli effetti concreti per le ricadute in termini ambientali, economiche e sociali, necessita di approfondimenti e documenti i più completi possibili, anche in relazione al formarsi e modificarsi delle disposizioni normative nel tempo".
Parole che le ruspe stanno cancellando.Dietro la Is Arenas srl una lunga storia di sospetti, di polemiche e di interrogazioni parlamentari. Una complicata geografia societaria. Per anni si è cercato di capire da dove arrivassero i capitali

NARBOLIA. Non solo problemi di rispetto delle regole di salvaguardia ambientale, ma anche una lunghissima polemica su chi ci sia realmente dietro la società Is Arenas srle da dove quindi arrivino i capitali per un investimento, a occhio e croce, di circa 200 milioni di euro. Un problema, questo, approdato più volte in Parlamento, dove si sono manifestati interrogativi inquietanti e perfino il sospetto di foschi scenari. L'onda lunga di queste polemiche è arrivata perfino dentro al cuore della Svizzera, creando seri imbarazzi al governatore del Canton Ticino, la potentissima Marina Masoni. Nella metà degli anni Novanta, il capitale sociale della Is Arenas srl era così suddiviso: alla Antil BV il 46,229% delle quote, alla Promozioni Immobiliari srl il 42,312% e a Gifin Spa l'11,458%. L'Antil BV è dunque l'azionista di riferimento. Nel 1997 la società arriva al 52% del capitale. Chi ci sia realmente dietro questa società "a responsabilità limitata riservata" è stato il vero nodo della trasparenza dell'operazione sulle dune boscate di Narbolia. Si pensava alla Bsi, la Banca Svizzera Italiana, ma il procuratore speciale e portavoce della Is Arenas srl, Piero Maria Pellò, ha prima ammesso e poi negato.
Secondo i documenti ufficiali, la sede legale della Antil BV è: Postbus 782 1000 AT, Amsterdam. Cioé, semplicemente una casella postale. La società è amministrata da una persona fisica e da una holding: l'avvocato d'affari di Lugano Diego Lissi (uomo discusso e riservatissimo, è stato per anni il braccio destro del potente banchiere Tito Tettamanti) e dalla Intra Beheer di Amsterdam. Una holding che non ha dipendenti e non realizza profitti. Ma il dato più interessante è che rappresenta il nodo strategico di un'enorme ragnatela di company che si irradia dall'Olanda, ma che sembra avere anche solide radici nel Canton Ticino. Impressionanti le ramificazioni della Intra Beheer: nella sola Olanda, la holding è dentro ben 357 società, il 99% delle quali sono finanziarie. Ovvia la domanda: chi ha creato, chi gestisce e, soprattutto, a chi serve questo immenso sistema societario virtuale? Sembra un labirintico sistema nel quale far transitare capitali e disperderli per farli poi apparire senza codici d'identità altrove. Nelle more di una causa intentata al nostro giornale, l'amministratore della Is Arenas srl, Raffaele Straquadanio, ammise che dietro la Antil BV c'era la Banca Svizzera Italiana. E successivamente, nell'udienza del 28 giugno 2005, Piero Maria Pellò disse che la Bsi aveva ceduto la Antil BV alla Tecnoservice di Lugano. "Una società dela mia famiglia" disse. Guarda caso, nel consiglio d'amministrazione della Tecnoservice c'era il solito, misterioso, Diego Lissi. Attualmente, la Is Arenas srl sarebbe della Tecnoservice e, quindi, di Pellò. Resta da capire perché tutte le strade continuino a portare a Lugano.

sabato 13 maggio 2006

Cagliari. Area archeologica salva ?

----- Original Message -----
From: stefano deliperi Sent: Saturday, May 13, 2006 5:08 PM
Subject: area archeologica salva ?



Cari amici, la piccola area archeologica di Viale S. Avendrace può diventare la "porta" del parco archeologico-ambientale di Tuvixeddu in corso di realizzazione..se si acquisisce in tempo ! Per ora è salva... Buona lettura.....

Stefano Deliperi

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da La Nuova Sardegna, 13 maggio 2006
La Regione ferma le ruspe fra le tombe puniche. Il sito storico dichiarato di interesse pubblico: bloccato per tre mesi il cantiere di Sant'Avendrace. Al posto del palazzo Soru progetta l'ingresso al parco archeologico. MAURO LISSIA

CAGLIARI. Mentre le ruspe rullavano sulle tombe puniche di viale Sant'Avendrace il sindaco Emilio Floris e la Sovrintendenza archeologica guardavano altrove. Alla fine, dopo l'annuncio del 22 marzo, è stata la Regione a prendere le cose in mano: lavori bloccati per tre mesi, in attesa che in base alle norme l'area venga dichiarata "di notevole interesse pubblico". La delibera della giunta è stata firmata ieri e conferma la volontà espressa dal governatore Renato Soru e dall'assessore agli affari generali Massimo Dadea: trasformare il cantiere a ridosso della necropoli nella porta del futuro parco archeologico della città. Nelle prossime ore il provvedimento verrà pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione e trasmesso all'amministrazione comunale, che dovrà farlo osservare senza averlo richiesto. Una sorta di conflitto di sensibilità: malgrado una sentenza esecutiva del Tar la giunta comunale mantiene sull'anfiteatro romano una coltre di legname costata sei miliardi di lire che inorridisce i cagliaritani da quasi sei anni, la Regione si muove per evitare che un sito archeologico venga nascosto dal cemento. Un po' come per il Poetto: la Provincia oscurava la spiaggia storica della città e il sindaco Floris aspettava in silenzio, malgrado la cosa lo riguardasse direttamente. E che si tratti di un sito importante è certo: nella delibera della giunta regionale si fa riferimento a "un sistema di grotte e di emergenze di indubbio interesse e valore storico e archeologico, strettamente connesso con l'area di Tuvisceddu". Gioielli del passato remoto invisibili fino a quando i bulldozer non hanno abbattuto il groviglio di casette che esisteva da un secolo per fare spazio a un nuovo edificio, proprio al fianco della 'Grotta della Vipera', tra i numeri civici 35 e 55 del viale Sant'Avendrace. Sono state le associazioni ambientaliste ad annunciare lo scempio e a denunciarlo, Soru e Dadea hanno letto i giornali e sono andati a vedere di persona. L'idea di sfruttare diversamente quello spazio è nata così, con un semplice sopralluogo. Poi i collaboratori di Soru hanno cercato le norme di tutela su cui basare la delibera: c'erano e si sapeva, soltanto in municipio se n'erano dimenticati. Ora i dirigenti di viale Trento dovranno discutere con l'impresa titolare dei lavori e con il privato. Il decreto legislativo 138 però sembra lasciare poche speranze a chi volesse ostacolare la volontà di Soru: è la Regione che ha "l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione delle cose immobili che rivestano carattere di bellezza naturale o paesaggistica e di interesse archeologico". Il Comune aveva autorizzato ("legittimamente" è scritto nella delibera) l'apertura del cantiere senza chiedere alcun intervento della Regione. Le autorizzazioni erano a posto e tanto bastava. Eppure la situazione appariva chiara: demolite le vecchie costruzioni che nascondevano il colle di Tuvixeddu, sono apparse subito le sepolture millenarie, minacciate ormai da un'infinità di progetti immobiliari autorizzati dalle varie amministrazioni comunali di centrodestra. Finora i bulldozer si sono limitati a spianare l'area, dove dovevano essere realizzate le fondamenta del nuovo edificio. La Regione assumerà la proprietà dell'area e incaricherà i progettisti di collaborare con la Sovrintendenza archeologica: al posto del solito palazzo, verrà realizzato un piazzale d'ingresso attrezzato.
Ora si attende che la Regione faccia giustizia in un'altro sito storico della città: i bastioni Santa Croce. Con una delibera votata in extremis nell'assemblea civica, cui si è opposto soltanto il consigliere socialista Piero Comandini - il centrosinistra si è coraggiosamente astenuto, con un omaggio postumo a Pilato - il consiglio comunale ha dato il via libera al progetto di installazione dei tapis roulant destinati a cancellare l'antica passeggiata cagliaritana. Ignorati i pareri di storici e intellettuali, una petizione con centinaia di firme e la volontà manifestata chiaramente e rumorosamente dagli abitanti del Castello, la giunta Floris è decisa a portare acciaio e calcestruzzo sulle pietre antiche del bastione, un sistema di camminamenti mobili che nessuno è in grado di stabilire a che cosa serva. I turisti - come confermano i dati dell'ufficio del turismo - sono in costante diminuzione, gli accessi al rione storico sono numerosi e in gran parte agevoli. Se qualche impresa ha bisogno di lavorare, forse sarebbe meglio andasse in periferia.
LE REAZIONI. Soddisfatti gli ambientalisti "Ora il progetto per il parco"
CAGLIARI. I più felici sono gli ambientalisti, i primi a denunciare quanto stava avvenendo sotto gli occhi di tutti i cagliaritani in viale Sant'Avendrace: Stefano Deliperi esprime "forte soddisfazione" a nome del Gruppo di intervento giuridico e degli Amici della Terra, plaude all'ipotesi di soluzione che prevede l'acquisizione dell'area "a titolo bonario" e auspica che si faccia molto in fretta. Per Legambiente quella assunta dalla Regione è "una decisione di grande importanza perchè, seppure il provvedimento di sospensione dei lavori riguardi solo il cantiere di Sant'Avendrace, la giunta regionale assume l'impegno di adottare provvedimenti di carattere più generale con la dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area". Legambiente esprime soddisfazione per una decisione che arriva "dopo tante richieste e appelli dell'associazione, a cui hanno aderito cittadini, parlamentari, consiglieri regionali e comunali e il presidente della Provincia di Cagliari" dichiarandosi "consapevole che la sospensione di tre mesi rappresenta il massimo che la giunta regionale può adottare nell'ambito degli strumenti vigenti" mentre ribadisce il "giudizio fortemente negativo sull'operato della Soprintendenza archeologica". L'associazione auspica che la sospensione "possa essere l'occasione per un cambio di rotta delle istituzioni pubbliche e finalmente si possa delineare un progetto di Parco archeologico e paesaggistico". Anche il candidato sindaco del centrosinistra Gian Mario Selis (Dl) prende atto "con soddisfazione" della sospensione del cantiere nell'area di Tuvixeddu e riconosce alla giunta regionale di essersi mossa per tempo "evitando la costruzione di un palazzo che avrebbe ostruito l'accesso alla necropoli".
IL COSTRUTTORE. "Sbalordito, perchè la Regione si muove soltanto adesso?"
CAGLIARI. "Sono sbalordito": l'amministratore delegato della società "Cocco R. Costruzioni srl.", Raimondo Cocco, commenta così la delibera approvata stamane dalla giunta regionale che ha imposto uno stop cautelativo di tre mesi alla costruzione di un palazzo in viale Sant'Avendrace, a ridosso della zona archeologica di Tuvixeddu, in attesa dell'adozione di provvedimenti che dichiarino il notevole interesse pubblico dell'area. "Non capisco perchè questa decisione arrivi adesso - dice Cocco all'Agenzia Italia - prima di perfezionare l'atto d'acquisto dell'area ho atteso che giungessero a buon fine tutte le procedure richieste dalla legge. Per due mesi giorni ho atteso che la Regione esercitasse l'opzione d'acquisto. Non l'ha fatto. Il vecchio proprietario, prima di vendere, aveva dichiarato tutte le caratteristiche dell'area, come prevede l'articolo 59 del Codice Urbani. Mi chiedo perchè la Regione si svegli solo adesso. Mi sembra ingiusto. A Cagliari - ha concluso l'amministratore delegato - ci sono tante aree libere. Mi chiedo perchè si debba intervenire e creare problemi nel caso in cui ci siano progetti regolarmente autorizzati". L'atto di vendita dell'area, compresa tra i numeri civici 35 e 55 di Viale Sant'Avendrace, è stato concluso nel dicembre del 2004 e poi perfezionato nell'aprile 2005. L'articolo 60 del decreto legislativo 42/2004, il cosiddetto Codice Urbani, prevede che il "ministero, la Regione e altro ente pubblico territoriale interessato hanno la facoltà di acquistare, in via di prelazione, i beni culturali alienati a titolo oneroso al medesimo prezzo stabilito nell'atto di alienazione". Il progetto del palazzo da destinare a uso residenziale e commerciale, prevede una volumetria di 5.200 metri cubi e 18 appartamenti.

domenica 23 aprile 2006

Cagliari. Deve andare proprio via la legnaia dall'Anfiteatro romano !!!

----- Original Message -----
From: stefano deliperi Sent: Sunday, April 23, 2006 4:23 PM
Subject: deve andare proprio via la legnaia dall'Anfiteatro romano !!!

Cari amici, sotto potete trovare ulteriori notizie sulla vicenda dell'Anfiteatro romano di Cagliari, ancora "sepolto" da una "legnaia" comunale. Quanto ai timori del Soprintendente Santoni, stia assolutamente tranquillo: non lo vogliamo certo "delegittimare", anzi. Vogliamo che abbia più determinazione e coraggio nel difendere il patrimonio storico-culturale. E non solo lui dovrebbe aver più coraggio..... Buona lettura...

Stefano Deliperi

Gruppo d'Intervento Giuridico

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da La Nuova Sardegna, 23 aprile 2006
Anfiteatro: "via il legno senza indugi". Gli ambientalisti chiedono la rimozione delle tribune.
CAGLIARI. Via il legno dall'anfiteatro romano. Gli ambientalisti di Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra tornano alla carica per prevenire tentativi di giustificare un'ulteriore permanenza delle tribune di legno installate con perforazioni della roccia lavorata dai romani. Non c'è dubbio che per il Comune la sentenza del Tar rappresenti in questo momento un grosso problema: la stagione degli spettacoli all'aperto è imminente e Cagliari rischia di presentarsi senza un solo luogo dove autorizzarli, questione impopolare a ridosso delle elezioni. Ci sono poi anche altre questioni: in quali condizioni sarà il teatro una volta levate le tribune? Anche questo, a un mese dal rinnovo del consiglio comunale, rischia di diventare un cattivo argomento per il sindaco attuale, incolpevole della scelta originaria di coprire il monumento (la fece il predecessore Delogu). Ma anche Floris si è dichiarato in varie occasioni sostenitore a posteriori della scelta.
Comunque sia, Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra scrivono per mettere nero su bianco alcune verità di legge mai abbastanza ribadite visto che, anche in presenza di una sentenza del Tar, si tergiversa. E quel che è peggio, ancora una volta, le soprintendenze non sembrano partire lancia in resta verso ciò un obbiettivo ufficialmente perseguito dall'autunno del 2000, quando inviarono le lettere al Comune per chiedere di smontare la legnaia. Gli ambientalisti ricordano in una nota che "i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti a usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure da recare pregiudizio alla loro conservazione". Gli ambientalisti ricostruiscono l'iter burocratico delle autorizzazione e, tra leggi, decreti e nullaosta salta fuori uno dei nodi della questione: le due soprintende hanno autorizzato la legnaia perché nei progetti si precisava "il carattere di amovibilità e temporaineità dell'intervento". Se poi proprio si vuole ricordare la legge regionale 270 del 1997 alla quale si è aggrappato il Comune per non demolire (legge regionale sul finanziamento di opere destinate agli spettacoli), ecco che anche questa diventa una sabbia mobile: le opere finanziate con quella legge dovevano essere utilizzate per almeno cinque anni. "I cinque anni - sottolineano gli ambientalisti - sono scaduti nel 2005". Una volta che il Tar ha considerato improcedibile il ricorso, secondo gli ambientalisti (e non soltanto secondo loro), il Comune deve adeguarsi e basta. E se non bastasse, c'è anche l'ultimo appiglio che non regge più e fa franare tutti gli atteggiamenti diversi da quelli che dovrebbero portare alla "liberazione" dell'anfiteatro: "L'autorizzazione paesaggistica perde efficacia dopo cinque anni dall'emanazione, per cui, qualora non sia intervenuto nuovo nullaosta, dal dicembre 2003 (l'autorizzazione è del 1998), l'allestimento ligneo non sarebbe autorizzato sul piano paesistico". Anche questo sarebbe bastato se la volontà di ripristinare la situazione dell'anfiteatro, fosse stata davvero sincera.
SOPRINTENDENZE E POLEMICHE. Santoni: "L'obiettivo è delegittimarci"
CAGLIARI. Della tutela di Tuvixeddu si parla ancora, stavolta a farlo è il soprintendente ai beni archeologici, Vincenzo Santoni, il quale interviene per ribadire alcuni punti a proposito un'accusa neppure troppo velata che gli ambientalisti spesso lanciano all'indirizzo delle soprintendenze. Quella di essere un po' troppo accomodanti rispetto ai progetti su aree di interesse archeologico e paesaggistico. Santoni scrive per dire: le analisi fatte da un'archeologa della soprintendenza non trovano ascolto "al momento, quel che conta anche per la stampa locale è incovare l'intervento autorevole di poteri forti, dimostrativi, per esempio idonei ad acquisire, sul libero mercato, l'area interessata alla realizzazione dell'immobile e così conseguire un positivo ritorno di immagine". Santoni fa presente di aver messo Regione, Provincia e Comune in condizione di esercitare il loro diritto di prelazione quando, nel gennaio 2006, i proprietari di un'area "avevano reso noto il loro atto di trasferimento della proprietà". Cosa che secondo il soprintendente poteva interessare soprattutto il Comune "già proprietario delle tombe immediatamente retrostanti all'area dell'immobile, in funzione dell'accorpamento col restante parco di Tuvixeddu. Ma le nostre lettere sono rimaste senza esito...". Santoni dice poi che "di certo rimane ampiamente positivo se la giunta regionale, in leale cooperazione con l'ente locale, e con gratuità di intenti, concorra ad ampliare l'area di parco comunale, acquisendo oltre il settore areale di pertinenza della ditta altri eventuali varchi liberi da via Sant'Avendrace, così da restituire visibilità e accessibilità aggiuntiva al parco medesimo". Santoni poi si sofferma sugli attacchi al suo operato subiti nel tempo. Perché si fanno attacchi del genere? "E' semplice - risponde Santoni alla sua propria domanda - ottenere la graduale delegittimazione degli uffici periferici del ministero per i beni e le attività culturali. L'obbiettivo non dichiarato rimane sempre quello: la volontà di ottenere il passaggio di competenze dallo Stato alla Regione nel settore della tutela ai beni culturali e paesistici, come peraltro ribadito dall'assessore alla Cultura Elisabetta Pilia, con l'inaugurazione della recente settimana della cultura... come ho già detto in altre occasioni, questo passaggio è il sogno nel cassetto coltivato dall'assessore Lilliu da oltre un trentennio... non avrei difficoltà a ritenere che in questo campo ci sia integrale identità di vedute di piani teorici e strategici tra il professor Lilliu e il presidente Soru. Posizione perfettamente legittima per entrambi, che bene comprendo e apprezzo sul piano personale. Ma che non posso condividere, di certo, sul piano istituzionale".

venerdì 14 aprile 2006

Cagliari. Castello come un fast food ?

----- Original Message -----
From: stefano deliperi Sent: Friday, April 14, 2006 3:36 PM
Subject: Castello come un fast food ?


Cari amici, sotto potete trovare un articolo relativo all'approvazione definitiva, sull'aspetto strettamente urbanistico, del piano per la mobilità meccanizzata di Castello da parte del Consiglio comunale cagliaritano, con 21 voti della maggioranza di centro-destra, l'astensione dei consiglieri D.S presenti, un solo voto contrario (G. Comandini, S.D.I.), l'assenza dei consiglieri della Margherita e di G. Loy e R. Ben Amara, più volte dichiaratisi fermamente contrari. Senza alcun commento. Con i migliori auguri per una serena Pasqua. Buona lettura...

Stefano Deliperi

Gruppo d'Intervento Giuridico

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da La Nuova Sardegna, 14 aprile 2006
Il progetto per Castello. Dure accuse dal consigliere dello Sdi, l'unico che ha votato contro il progetto. Approvato: il tapis roulant si farà. Critiche ecologiste: sperano che intervenga la Regione e blocchi tutto. Comandini durissimo: "Ignorata la petizione firmata da duemila cittadini, contano gli interessi di pochi".

MAORO LISSIA.
CAGLIARI. Alla fine l'hanno approvato, l'ultima delibera, come se non si potesse fare senza: il percorso meccanizzato per il Castello, il contestatissimo impianto di tapis roulant destinato a trasformare le mura storiche di Santa Croce, si farà. Almeno così chiedono i gruppi del centrodestra, i soli a votare sì malgrado le proteste ormai generali dei cagliaritani. I Ds si sono astenuti, lo Sdi ha detto un 'no' chiaro per bocca di Piero Comandini. Il sindaco Emilio Floris, che sembra voler competere con Sandro Balletto nella gara a chi lascia i ricordi più brutti, ha spiegato che il rischio era di lasciarsi sfuggire i finanziamenti. Come per il triste ripascimento del Poetto: meglio deturpare che perdere i soldi.
Comandini, che nell'astensione politicamente pavida del centrosinistra è stato il solo a opporsi, non lesina le critiche: "Assistiamo all'ennesimo saccheggio della città da parte del sindaco Floris" scrive in una nota. Poi spiega: "Dimostrando un assoluto disinteresse per la petizione popolare sottoscritta da 2011 cittadini e senza attendere l'esito della valutazione preventiva di impatto ambientale, il consiglio ha approvato definitivamente il progetto di meccanizzazione". Durissimo il commento di Comandini: "Tutto in linea con la politica attuata dalla giunta uscente, che come già più volte ha fatto, ha dimostrato che le trasformazioni più importanti e significative di zone della nostra città, come Tuvixeddu e Castello, sono interesse di pochi". Comandini sottolinea la "leggerezza dei consiglieri di centrodestra nell'approvare un progetto che richiede espressamente la procedura di valutazione d'impatto ambientale e su cui, recita candidamente la delibera consiliare della seduta 'l'area gestione del territorio sta provvedendo alla predisposizione degli elaborati prescritti dalla verifica'. Ma come si possono votare progetti - chiede Comandini - e poi richiedere i nullaosta necessari come il 'via', che sono fondamentali per esprimere un giudizio compiuto?". Comandini ipotizza interessi elettorali, mentre Stefano Deliperi - per il Gruppo di intervento giuridico, gli Amici della Terra e il Comitato per la difesa del Castello - ripercorre i passaggi tecnici del progetto e della delibera per concludere che l'approvazione è arrivata "senza alcun preventivo coinvolgimento della cittadinanza e solo la presentazione di specifico atto di osservazioni ecologista ha portato al pronunciamento regionale, che richiede la necessaria procedura di verifica preventiva al quale dovrà essere assoggettato l'intero progetto". In questa certezza sta la speranza che migliaia di cagliaritani coltivano, quella di vedere bloccato definitivamente questo nuovo attacco all'identità architettonica della città, che segue gli ascensori d'acciaio e l'ascensore di San Michele, fermo da anni: il presidente della Regione Renato Soru, sensibile alle bellezze della storia e della natura, qualche mese fa ha pronosticato qualche difficoltà per la realizzazione dell'impianto. Non resta che affidarsi alla capacità divinatorie del governatore, molti cagliaritani sperano che sia lui a fermare quella che viene considerata un'opera costosa, certamente inutile e con ogni probabilità gravemente dannosa.

mercoledì 8 marzo 2006

Spiaggia di Fontanamare off limits...

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From: stefano deliperi Sent: Wednesday, March 08, 2006 4:45 PM
Subject: spiaggia di Fontanamare off limits...



Cari amici, sotto potete trovare un articolo relativo alla vicenda del pesante inquinamento di origine mineraria sul litorale iglesiente: ora un bel tratto della spiaggia di Fontanamare (Gonnesa) dovrà esser dichiarato off limits... Buona lettura.....

Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

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da La Nuova Sardegna, 8 marzo 2006
Gonnesa, spetta al sindaco decidere il futuro di Fontanamare. La prossima riunione del consiglio comunale dovrà discutere di inquinamento
ERMINIO ARIU.
GONNESA. C'è attesa in paese per la riunione del consiglio comunale che dovrà discutere i problemi legati all'inquinamento dell'arenile di Fontanamare. Il parziale dietro-front del ministero dell'ambiente non consente di guardare al futuro con ottimismo soprattutto perchè non c'è alcuna volontà di rimuovere la sorgenti attive dell'inquinamento. Gonnesa accusa da centinaia d'anni la presenza in mare e nella palude Sa Masa dei fanghi provenienti dai cantieri minerari dell'Iglesiente e gli scarichi fognari dei centri limitrofi che fino a qualche anno fa non disponevano di impianti di depurazione. Era convinzione che la forza del mare avrebbe spazzato via mercurio, piombo, zinco e arsenico e persino le acque nere provenienti dagli scarichi fognari. In questi ultimi decenni Gonnesa è stata sempre assente sulle problematiche ambientali; anzi gli amministratori locali, ispirati dall'esigenza di far cassa, hanno osato condannare con volantini chi ha osato sfidare le aziende di Portovesme quando volevano realizzare altre discariche industriali nella costa di Guroneddu. L'allora sindaco Mandis, dopo il voto sfavorevole del consiglio comunale, ebbe a dire che quel giorno era da ricordare "come la giornata più nera del comune e che il futuro del paese sarebbe stato nelle discariche". Non è andata così. Sul caso Fontanamare c'è una dura presa di posizione del Gruppo d'Intervento Giuridico e dell'associazione Amici della Terra. "Bella scoperta - esordisce Stefano Deliperi riferendosi al provvedimento assunto dal ministero dell'ambiente - nel loro piccolo le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, lo denunciarono in tutte le sedi da anni. I mezzi d'informazione, anche a carattere nazionale, ne hanno parlato più volte. Attese infinite, inquinamento perenne. La fonte d'inquinamento principale è il Rio S.Giorgio che deposita residui di metalli pesanti da secoli. La vicenda storica è emblematica per tanti effetti diretti e indiretti lasciati dalla pluricentenaria attività mineraria in Sardegna, in particolar modo nel Sulcis Iglesiente". Sono ben 35 ettari fra discariche e altri terreni ricoperti dalle scorie dell'impianto Waeltz di Montepoini. "Ed ora costituiscono una particolare e singoilare caratteristica del territorio - aggiunge Delipari - tuttavia sono anche un fattore di inquinamento "storico"". Spaventa soprattutto la lentezza negli interventi di bonifica nonostante già dal 1997 l'EmSa avesse predisposto un piano di risanamento ambientale per la palude Sa Masa. In teoria ci sono 4 milioni per la bonifica della palude ma le uniche spese sono riservate alle consulenze. Altri 2 milioni di euro sono stati previsti per le Montagne Rosse che continuano a inquinare.

lunedì 27 febbraio 2006

Cagliari. VIA LA LEGNAIA DALL'ANFITEATRO ROMANO !

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From: stefano deliperi Sent: Monday, February 27, 2006 4:47 PM

Subject: VIA LA LEGNAIA DALL'ANFITEATRO ROMANO !


VIA LA LEGNAIA DALL'ANFITEATRO ROMANO !
Il T.A.R. Sardegna, con sentenza del 24 febbraio scorso, ha accolto le ragioni del Soprintendente per i beni archeologici che chiedeva la rimozione dell'allestimento ligneo per gli spettacoli estivi (inizialmente predisposti dall'Ente Lirico di Cagliari) che dal 2000, purtroppo, ricopre l'Anfiteatro romano di Cagliari, il principale monumento di epoca romana esistente in Sardegna nonché uno dei tre soli anfiteatri romani scavati nella roccia ancora esistenti. Il Comune di Cagliari ha perso il ricorso. Infatti, con la nota n. 6735 del 9 ottobre 2000 il Soprintendente Archeologico di Cagliari invitava il Comune di Cagliari "a provvedere, con la consentita sollecitudine, alla restituzione del monumento alla naturalità del contesto archeologico e perciò a rimuovere tutte le impalcature lignee relative alla platea ed al palco, nonché alle gradinate delle estremità settentrionale, orientale e occidentale e delle relative vie di fuga, fatti salvi gli apprestamenti idonei a consentire l'agibilità dell'edificio alla visita del pubblico … e quanto altro necessario a garantire, sul piano della sicurezza, il rispetto della normativa vigente". Detta nota veniva dall'Amministrazione comunale cagliaritana impugnata davanti al T.A.R. Sardegna con l'esito sostanziale di fermare fino al momento attuale qualsiasi operazione di rimozione di quello che doveva essere un allestimento amovibile e temporaneo. L'Anfiteatro romano riveste le caratteristiche di "bene culturale" ai sensi degli artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 ed è tutelato con vincolo paesaggistico ai sensi dell'art. 142, comma 1°, lettera m, del decreto legislativo n. 42/2004. Ai sensi dell'art. 20 del decreto legislativo n. 42/2004, "i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure da recare pregiudizio alla loro conservazione";L'intervento, definito in tutti gli atti disponibili "temporaneo e reversibile", risulta autorizzato con condizioni sul piano della tutela archeologica con note Soprintendente Beni Archeologici n. 7252/1 del 14 ottobre 1998, n. 8840 del 9 novembre 1998, n. 9373 del 25 novembre 1998, n. 8989/1 del 23 dicembre 1999 (relativa alle modalità del rilievo archeologico, che presuppone la completa rimozione degli interventi) n. 9170 del 30 dicembre 1999 (individuazione dei 44 punti di appoggio ed ancoraggio) e n. 3375/1 del 16 maggio 2000;d'altra parte, la Soprintendenza per i beni Archeologici non poteva non autorizzare un intervento relativo ad "usi non compatibili con il … carattere storico od artistico oppure tali da creare pregiudizio alla … conservazione o integrità" ex art. 21 del decreto legislativo n. 490/1999 allora vigente (Cass. pen., sez. III, 19 gennaio 1994, n. 2288). Analogamente l'Assessorato reg.le P.I. e BB.CC. - Ufficio tutela paesaggio aveva rilasciato il nullaosta paesaggistico n. 9164 del 30 novembre 1998 ex art. 151 del decreto legislativo n. 490/1999 allora vigente "visto il carattere di amovibilità e temporaneità dell'intervento" ed il medesimo Consiglio comunale aveva approvato il progetto definitivo ex art. 42 della normativa di attuazione. P.R.G. allora vigente (deliberazione n. 21 del 23 febbraio 999) con la considerazione che "il progetto è costituito essenzialmente da strutture di adeguamento quasi interamente amovibili ad eccezione di alcuni locali (servizi igienici, n.d.r.) di modesto volume". L'intervento comunale di allestimento ligneo ha beneficiato di un finanziamento pubblico di 6,5 miliardi complessivi di vecchie lire ai sensi della legge n. 270/1997 e della legge regionale n. 30/1993 condizionato all'utilizzo dell'intervento medesimo per almeno 5 anni, scaduti nel 2005. Dopo numerosi esposti, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, con la nota del 16 maggio 2005, chiedevano per l'ennesima volta la rimozione della persistente "legnaia" dall'Anfiteatro romano, ormai palesemente illegittima: infatti, ai sensi degli artt. 16 del regio decreto n. 1457/1940 e 158 del decreto legislativo n. 42/2004, l'autorizzazione paesaggistica perde efficacia con lo scadere del periodo di cinque anni dall'emanazione, per cui, qualora non sia intervenuto nuovo nullaosta, dal dicembre 2003 l'allestimento ligneo non sarebbe autorizzato sul piano paesaggistico. Ora il pronunciamento del T.A.R. Sardegna: che farà l'Amministrazione comunale del sindaco Floris ? Continuerà a fare orecchie da mercante ? Decenza e rispetto della legge vorrebbero l'avvìo, senza ulteriori indugi, delle procedure per la rimozione dell'allestimento ligneo e la restituzione dell'Anfiteatro romano alla natura di bene culturale archeologico ed alla piena fruizione pubblicap.
Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra
Stefano Deliperi

sabato 11 febbraio 2006

Molentargius: storia di una piscina...abusiva...

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From: stefano deliperi Sent: Saturday, February 11, 2006 5:41 PM
Subject: storia di una piscina...abusiva...

Cari amici, sotto potete leggere la storia di una piscina con non proprio tutte le carte in regola. Buona lettura.....
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

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da La Nuova Sardegna, 11 febbraio 2006L'opera abusiva dovrebbe essere presto demolita

La piscina al Molentargius: dopo il decreto penale il Comune prepara sanzioni. MAURO LISSIA. CAGLIARI. Dopo la richiesta di un decreto penale di condanna da parte della Procura della Repubblica, il Comune si è accorto che l'imprenditore Aldo Pili - fratello del più noto esponente di Forza Italia, Mauro Pili - ha realizzato abusivamente nel giardino della sua casa a Medau su Cramu, in via dei Gelsomini, un'accogliente piscina ovale, la cui immagine scattata da un aereo è stata pubblicata dalla Nuova Sardegna. Malgrado visite e ispezioni tecniche, nessuno l'aveva vista. Anzi: per Pili - come ha dichiarato alla Forestale - si trattava soltanto di una piccola vasca per l'irrigazione. Il 28 novembre scorso - ma solo in questi giorni il Gruppo di Intervento giuridico ha ottenuto i documenti - il servizio edilizia privata ha rilevato tutt'altro: una "vasca interrata di forma ellittica" è stata costruita in un'area protetta da vincolo di tutela panoramica e "in assenza di autorizzazione edilizia". In sostanza un abuso bello e buono, commesso proprio al centro del parco regionale del Molentargius in dispregio di qualsiasi norma. Il Comune ha avviato il procedimento sanzionatorio, che Pili è riuscito a far sospendere con una richiesta di 'accertamento di conformità'. Come dire: fra burocrazie e passaggi tecnici passerà ancora qualche mese, nel frattempo il giudice dovrebbe decidere sul decreto penale richiesto dal pm Andrea Massidda, che - una volta accertato l'abuso - dovrebbe prevedere il ripristimo dei luoghi, vale a dire la demolizione immediata della piscina. Curioso osservare che un parere positivo sulla possibilità di non demolire la piscina era arrivato: la firma è quella di Lucio Pani, l'ex direttore dell'ufficio regionale tutela del paesaggio imputato di corruzione, truffa, falso e abuso d'ufficio proprio per la presunta abitudine ad avallare la realizzazione di opere illegali. In questo caso Pani scrive che "le opere realizzate abusivamente non sono per caratteristiche e dimensioni di pregiudizio ai beni oggetto della tutela paesistica". Sulla base di questa valutazione personalissima Pani esprime parere favorevole. Sulla proprietà di Aldo Pili a Medau su Cramu il pm Massidda aveva aperto due anni fa un'altra inchiesta, poi finita in archivio: la denuncia degli ambientalisti era legata quella volta all'edificio, un vecchio stazzo di pastori per il ricovero degli animali, acquistato e ristrutturato dall'ingegnere. Non c'era il cartello di inizio lavori e neppure il numero dell'autorizzazione edilizia, che comparvero d'incanto solo dopo che la Nuova Sardegna pubblicò le fotografie dei lavori in corso. L'ispezione condotta dai carabinieri non mise però in luce alcunchè di irregolare. Mesi dopo però attorno alla proprietà Pili a Medau su Cramu è comparsa una recinzione ancora più alta e impermeabile: c'è voluta una fotografia aerea per scoprire che all'interno i lavori erano andati avanti, stavolta per costruire una vasca col fondo azzurro, a forma di goccia, che appare chiaramente una piscina. Nuova denuncia e nuova inchiesta giudiziaria, con conclusioni del tutto opposte alla prima.

mercoledì 1 febbraio 2006

Cagliari: lo scempio del Poetto in Tribunale.....

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From: stefano deliperi Sent: Wednesday, February 01, 2006 4:46 PM
Subject: lo scempio del Poetto in Tribunale.....

Cari amici, l'udienza preliminare del procedimento penale relativo al "ripascimento" del Poetto prosegue... Buona lettura.....
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

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da La Nuova Sardegna, 1 febbraio 2006
Ripascimento. L'ex presidente della Provincia chiede il giudizio abbreviato e chiama due testi a difesa. Poetto: il processo si spacca in due. L'impianto accusatorio dei pm al test di un solo giudice. Parte civile la Provincia il comune di Quartu e il gruppo di Deliperi.
CAGLIARI. Il processo ai tredici imputati per il disastroso ripascimento del Poetto si divide in due: l'ex presidente della Provincia Sandro Balletto ha chiesto il giudizio abbreviato per rispondere in tempi stretti alle accuse di concorso in abuso d'ufficio e danneggiamento aggravato che gli vengono contestate dai pubblici ministeri Guido Pani e Daniele Caria. Il suo difensore Rodolfo Meloni ha presentato l'istanza al gup Giorgio Cannas condizionandola all'audizione di due testimoni: il geologo marino Antonio Ulzega e l'ex comandante del porto Giovanni Camboni. Concesso: saranno sentiti il 17 febbraio, quando il procedimento - salvo clamorosi passi indietro - dovrebbe imboccare due strade parallele. Una davanti al gup, con imputati Balletto e il biologo Luigi Aschieri. L'altra di fronte alla prima sezione del tribunale presieduta da Francesco Sette. Per il caso-Poetto è una svolta, perchè se la posizione di Aschieri va considerata marginale nell'economia del processo, quella di Balletto è l'architrave della lunga e complessa indagine conclusa dalla Procura. Se cadessero le accuse per l'ex presidente della Provincia, sarebbe un colpo mortale per l'intera architettura processuale. La scelta di Balletto e del suo legale appare da un lato coraggiosa e dall'altro comprensibile sul piano tattico: rispetto a un processo fondato su una raccolta monumentale di documenti un esame lungo e ponderato da parte del tribunale in composizione collegiale potrebbe essere più rischioso. Soprattutto per chi è convinto di avere in mano le carte giuste per arrivare a un'assoluzione piena. Carte giocate subito: una è l'intervista di Antonio Ulzega alla Nuova Sardegna, in cui il docente universitario rispose indirettamente ai consiglieri regionali - che chiedevano la sospensione immediata del ripascimento - sostenendo la compatibilità della sabbia di mare con le esigenze di recupero della spiaggia. Con quelle dichiarazioni pubbliche Ulzega respinse l'allarme generale, per lui l'operazione avviata dalla Provincia non era dannosa. L'altra carta è legata al comandante Antonio Camboni: neppure lui - a sentire la difesa - s'avvalse del potere di ordinare lo stop ai lavori. La loro audizione è importante perchè l'accusa rivolta a Balletto è ancorata proprio alla scelta di non interrompere l'intervento quando appariva evidente che il materiale riversato sull'arenile era molto diverso dalla sabbia bianchissima del Poetto. Balletto ha sempre detto: non spettava a me fermare il lavoro della draga, se l'avessi fatto il danno per l'amministrazione sarebbe stato ancora più grave. Per di più il presidente della Provincia aveva in mano pareri autorevoli per respingere le pressioni: Ulzega su tutti, poi anche quello dei consulenti scientifici. Si tratta di capire se tanto basterà a convincere il giudice della sua innocenza. L'udienza di ieri è durata in tutto un'ora e mezzo. Solita folla di avvocati, con tre new-entry che portano a otto il numero delle parti civili in campo: si è costituita la Provincia, ma solo contro gli imputati esterni all'amministrazione. Parte civile anche il Gruppo di Intervento giuridico con l'avvocato Guendalina Garau e il comune di Quartu con l'avvocato Carlo Augusto Melis. Il gup Cannas ha sciolto la riserva sull'istanza dell'avvocato dello stato Giandomenico Tenaglia, per il quale la Provincia dev'essere chiamata a rispondere come responsabile civile: accolta. Come dire che la Provincia sarà parte offesa, imputata attraverso i suoi ex amministratori politici e dirigenti, poi anche responsabile dei danni arrecati se il processo confermerà le accuse. Un guazzabuglio piuttosto imbarazzante, dal quale il presidente Graziano Milia aveva provato a sottrarre la propria amministrazione per poi cambiare idea all'avvio del processo. Con Balletto sono imputati di abuso d'ufficio e danneggiamento aggravato l'ex assessore provinciale ai lavori pubblici Renzo Zirone (difeso dall'avvocato Luigi Concas) e lo staff dirigenziale della Provincia composto da Salvatore Pistis e Andrea Gardu (difesi da Andrea Pogliani), il responsabile del procedimento Lorenzo Mulas (avvocati Salvatore Casula e Antonio Cabriolu). Poi il presidente dell'Ati Mantovani-Sidra-Gavassino Piergiorgio Baita (avvocato Franco Antonelli e Alfredo Biagini), il dipendente della Sidra Daniele Defendi (avvocato Leonardo Filippi) sono tutti accusati di concorso in danneggiamento aggravato. Falso ideologico è il reato contestato alla commissione di monitoraggio nominata dalla Provincia, composta da Andrea Atzeni, Paolo Orrù, Giovanni Serra (difesi da Francesco Marongiu) e Luigi Aschieri (Paolo Pirastu) oltre che ai dirigenti Pistis e Gardu che dovevano vigilare insieme al geologo Antonello Gellon (difeso da Gianni Locci) sul lavoro della draga. L'amministratore della società Sarcobit Marcello Vacca (Concas) insieme a Zirone, Gardu e Mulas è infine accusato di aver stoccato senza autorizzazione 800 metri cubi di rifiuti nell'area del tiro a volo. Il processo va avanti il 17 febbraio, quando - dopo i testi - dovrebbe aprirsi la discussione.da Sardegna Oggi (www.sardegnaoggi.it), 31 gennaio 2006Processo Poetto: per Balletto chiesto rito abbreviato Processo ripascimento Poetto: 12 indagati. Nella mattinata, in occasione della terza udienza del processo, l'avvocato Rodolfo Meloni ha chiesto il rito abbreviato per il suo assistito: Sandro Balletto, l'ex presidente della Provincia di Cagliari è accusato, come l'ex-assessore all'ambiente, Renzo Zirone, di danneggiamento aggravato e abuso d'ufficio. CAGLIARI


- Richiesto il rito abbreviato per l'ex presidente della Provincia Sandro Balletto. La richiesta è stata avanzata dal suo legale, l'avvocato Rodolfo Meloni, nella terza udienza del processo davanti al Gup per i danni provocati al Poetto dal ripascimento Nell'udienza di oggi il giudice udienza preliminare ha ammesso come parti civili la Provincia di Cagliari, il Comune di Cagliari e l'associazione ambientalista Gruppo di Intervento Giuridico. Per altre 12 persone, oltre Balletto, la procura della Repubblica di Cagliari ha chiesto il rinvio a giudizio, figura anche l'allora assessore all'Ambiente Renzo Zirone.

Il giudice Giorgio Cannas si esprimerà solo dopo il 17 febbraio, quando chiamerà al tavolo dei testimoni il docente universitario Antonio Ulzega e l'ex comandante della capitaneria di porto di Cagliari Antonio Camboni. Un altro testimone sederà sul tavolo, ma il suo nome non è stato reso noto. Il teste dovrebbe fornire informazioni utili per valutare la posizione di un dirigente della Provincia indagato. Per il 24 febbraio è stato fissato il dibattimento generale.

L'inchiesta sul disastro Poetto iniziò nella primavera del 2002, dopo che sull'arenile furono riversate svariati metri cubi di sabbia scura. L'acqua divenne torbida ed il colore della sabbia da oro si trasformò in grigio. Infinite le denunce della stampa, di associazioni ambientaliste e di privati cittadini. Iniziarono le indagini e finirono sotto accusa Balletto e Zirone, rei, stando all'accusa, di non aver fermato l'idrovora con cui l'azienda incaricata del ripascimento, l'Ati Mantovani-Sidra-Gavassino, inondò l'arenile cagliaritano con la sabbia scura. I reati contestati sono di danneggiamento aggravato e abuso d'ufficio.

Per gli stessi reati indagate altre quattro persone. S. P., geologo a capo dei lavori, A. G., che ne era il direttore, a L.M., funzionario responsabile del procedimento e coordinatore del progetto di salvaguardia del Poetto, e a D.D., dipendente della Sidra.

Il presidente del cda della Mantovani e rappresentante dell'Ati, P.B., che realizzò materialmente il ripascimento è indagato per danneggiamento aggravato. Per quattro membri della commissione di monitoraggio, L. A., A. A., P. O. e G. S., l'accusa è di falso in atto pubblico, la stessa per A. G., il geologo che ha analizzato la draga. Per M. V., amministratore della societa' Sarcobit, l'accusa e' di violazione del decreto di stoccaggio dei rifiuti, per aver stoccato 800 metri cubi di rifiuti dalla spiaggia nell'area del tiro a volo, dietro il Poetto.

lunedì 30 gennaio 2006

Tuvumannu: usciamo fuori dal tunnel !

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From: stefano deliperi Sent: Monday, January 30, 2006 4:55 PM
Subject: usciamo fuori dal tunnel !

Cari amici, come se non bastassero i rischi che già correva, ora il Colle di Tuvixeddu - Tuvumannu deve esser anche "bucato" da un tunnel stradale. Ma per quale motivo ? Buona lettura.....
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

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da La Nuova Sardegna, 30 gennaio 2006
Dopo le proteste e le richieste d'intervento alla Regione, nuova iniziativa per fermare i lavori sul colle di Tuvumannu. Tunnel, al giudice esposto ambientalista.
Il gruppo d'intervento giuridico: "Strada pericolosa per la sicurezza"

CAGLIARI. Un esposto alla magistratura è stato presentato per il tunnel che condurrà a Tuvixeddu. Il ricorso, spedito anche alle pubbliche amministrazioni interessate, è stato fatto dal Gruppo di intervento giuridico e dagli Amici della terra, ed è relativo ai "cedimenti del terreno immediatamente continguo ai palazzi di via Castelli", che stanno creando "notevole allarme sociale". L'esposto interessa il primo lotto della strada di scorrimento veloce che da via Cadello dovrebbe arrivare sino a via San Paolo. E che prevede anche un tunnel che da un'area adiacente a via Castelli dovrebbe arrivare sino a vi a Is Maglias per poi confluire nella curva di via Vittorio Veneto. Già nel novembre dello scorso anno il consiglio dei docenti del circolo didattico "Is Mirrionis" e le associazioni ecologiste che hanno presentato l'esposto erano corsi in aiuto della scuola elementare "Italo Stagno", "anch'essa fortemente minacciata dai lavori in corso per la realizzazione del tunnel". L'imbocco del sotto passaggio delle auto sarà infatti contiguo alla scuola, "con tutti gli evidenti, quanto ovvi, pesanti impatti ambientali e sulla sicurezza, nonché sulla stessa didattica".
Per questo motivo al presidente della Regione, agli assessori regionali della Difesa dell'ambiente e dei Beni culturali e al sindaco le due organizzzioni ambientaliste avevano rivolto un'istanza per la sospensione dei lavori e "la predisposizione di un'adeguata variante progettuale" volta alla "mitigazione dell'impatto ambientale e del miglioramento della sicurezza". Il problema, però, è che questa strada, affermano, appare avere oggi "ben poca se non nulla utilità". Dopo diverse proteste, nell'ottobre scorso venne infatti concluso un accordo informale tra la Regione, il Comune e l'impresa che sta facendo i lavori. Intesa che prevede, fra i vari punti, "sostanzialmente l'eliminazione del secondo e terzo lotto del detto progetto viario". Il che rende il primo lotto "inutile". Ma visto che per questo modulo, precisano gli ambientalisti, "un annullamento totale dell'opera appare difficile, pur essendo la soluzione logica, la mitigazione dell'impatto ambientale e il miglioramento della sicurezza emergono come i minimi correttivi da fare per rendere quest'opera pubblica meno indecente ed offensiva per la collettività cagliaritana".12:06 - Notizie AGI Tunnel tuvumannu: nuovo esposto ecologisti

(AGI) - Cagliari, 30 gen. - Nuovo esposto alle pubbliche amministrazioni ed alla magistratura delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico sui lavori in corso relativi al primo lotto, tratto Via Cadello - Via Is Maglias, del progetto di "intervento di riqualificazione urbana ed ambientale dei Colli di Sant'Avendracee. Realizzazione viabilita' di penetrazione urbana via Cadello- via S. Paolo".
In questi giorni - e' scritto in una nota - si sono verificati anche cedimenti del terreno immediatamente contiguo ai palazzi di Via Castelli, creando notevole allarme sociale. Gia' nel novembre 2005 il Consiglio di circolo "Is Mirrionis", il Consiglio dei docenti del Circolo didattico "Is Mirrionis" e le associazioni ecologiste erano corsi in aiuto della Scuola Elementare "Italo Stagno", anch'essa fortemente minacciata dai lavori in corso per la realizzazione del tunnel, il cui imbocco sara' contiguo alla scuola, con tutti gli evidenti quanto ovvi pesanti impatti ambientali e sulla sicurezza, nonche' sulla stessa didattica. (AGI)
Red/Sol

sabato 14 gennaio 2006

Aliga a Cagliari

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From: stefano deliperi Sent: Saturday, January 14, 2006 4:49 PM
Subject: aliga a Cagliari

Cari amici, sotto trovate alcune notizie in relazione all'ennesima emergenza rifiuti cagliaritana. Buona lettura...
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

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da La Nuova Sardegna, 12 gennaio 2006
La polemica inutile tra istituzioni e le multe in arrivo. Rifiuti, tariffe sberla ai cittadini. Non c'è la filiera necessaria per raccogliere e poi smaltire. Accuse dalla Provincia: soltanto il capoluogo non riesce a fare una serie selezione sull'immondizia. ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. L'altra faccia della polemica Regione-Comune sull'emergenza rifiuti è quella del cittadino che prenderà una sberla con le prossime bollette. L'unica cosa che si comprende bene dalle dichiarazioni del sindaco e da quelle dell'assessore regionale è che Cagliari sarà multata, non importa (sotto questo profilo) per colpa di chi e la bolletta media di 157 euro subirà un'impennata. In cinque anni le tariffe sono cresciute del 68,7 per cento come informano gli ambientalisti di Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra, i quali sottolineano che la Sardegna e Cagliari in particolare tendono ad aggiudicarsi tutti i primati negativi: solo il Molise è più lenta della Sardegna nell'adeguarsi al decreto Ronchi, ma Cagliari riesce a essere al 5° posto fra le città per i rialzi delle tariffe negli ultimi 5 anni senza, però, come altre, aver innescato un'efficiente raccolta differenziata. Gli ambientalisti hanno calcolato che, se anche non ci sarà la sanzione, i cagliaritani per il 2006 pagheranno una media di 190 euro l'anno e senza aver raggiunto almeno la media nazionale del 21 per cento di 'differenziato'.
Si è capito che la multa arriverà perché il Comune non riesce a dividere i rifiuti in modo da mettere da parte un dieci per cento di immondizia umida. D'altronde, un giro per la città, ieri mattina, confermava quel che le percentuali denunciano: non è semplice nel capoluogo essere cittadini virtuosi sul fronte immondizia. E non c'è bisogno di andare fino alle trascurate periferie: ovunque i cassonetti per la raccolta indifferenziata, quelli di alluminio che resistono negli anni, sono ancora dove li abbiamo sempre visti, mentre risultano rari e, come già detto, poco adatti al bisogno, quelli gialli, rossi e azzurri. Ci si faccia caso: in centro, lungo ciascun isolato, su almeno tre strade compaiono i cassonetti per l'indifferenziato mentre quelli per carta, plastica e vetro risultano raggruppati in una strada soltanto oppure proprio non ci sono. Rosaria Congiu assessore provinciale all'ambiente non ha dubbi: fino a quando ci saranno in giro i cassonetti indifferenziati, la raccolta divisa per materiali si fermerà sempre su percentuali minime. In materia di rifiuti la Provincia deve fare due cose: dare esecuzione al piano regionale con un piano proprio, condurre i controlli anti inquinamento sugli impianti dell'intera filiera dello smaltimento. A proposito del primo aspetto valga un esempio: se la Regione stabilisce che le discariche di servizio per un inceneritore debbano andare in aree ritenute idonee sulla base di una serie di parametri, l'ente chiamato a stabilire quali siano queste aree nel territorio è la Provincia. Non è un esempio casuale perché il tema discarica di servizio apre un capitolo controverso dell'attuale emergenza. La discarica di servizio serve per le ceneri della termovalorizzazione (dalla combustione dei rifiuti si produce energia elettrica), Tecnocasic cerca da anni una discarica alternativa a Sarroch (colma), ma tutte le pratiche aperte e fallite hanno portato alla fine nell'unico impianto pronto a salvare il capoluogo e i dintorni con ampliamenti ripetuti. Si parla della discarica di Ecoserdiana ormai giunta al riempimento che, anche stavolta, sarebbe pronta ad allargarsi, ma le popolazioni si sono ribellate e vantano i comuni del Parteolla (territorio di appartenenza della discarica) come virtuosissimi col 70 per cento di raccolta differenziata avviata capace di produrre premi e non multe da scaricare sui cittadini. Insomma Tecnocasic dovrà tirare fuori dal cassetto proposte finalmente accettabili (le aree le individua la Provincia ma la proposta dei siti deve giungere dall'entità interessata alla discarica): due arrivate in passato sono state bocciate perché non hanno retto alla valutazione di impatto ambientale, quelle successive risalgono al novembre scorso, l'assessore garantisce un'istruttoria attenta, ma si racconta che il sito non sia individuato con troppa chiarezza (uno ad Assemini, l'altro a Uta) e, soprattutto, uno di questi due, se la cartina non è eccessivamente infedele, è a ridosso di un corso d'acqua. Altra questione su cui Tecnocasic dovrebbe affrettarsi è l'annunciato impianto per produrre compost (concime) dal rifiuto umido: ora c'è solo uno scavo, ci si chiede come mai Tecnocasic insista a suggerire di ricevere l'autorizzazione a impegnarsi nella preselezione di tutti i rifiuti che non sono carta, plastica, vetro e alluminio se, nella realtà di questi giorni, non sa dove mettere le ceneri e tantomeno è pronto per produrre compost. Infine, le tariffe per la termodistruzione. Anche secondo l'assessore Congiu si tratta di cifre eccessive che i comuni soci di Casic-Tecnocasic avrebbero il dovere di mettere in discussione: perché finora nessuno l'ha fatto?


La storia è cominciata quattro anni fa con la costituzione della società mista Sam tra Municipio e privati. Un lungo mistero tra pasticci e affari. Innumerevoli ricorsi e contro-ricorsi: sullo sfondo cinquecento milioni
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Rifiuti, affari e pasticci hanno contrassegnato l'era della Sam, la società mista Comune-privati inutilmente costituita per la gestione dei rifiuti): periodo terminato il 10 novembre del 2004 con la sentenza del Consiglio di Stato. Quel giorno il giudice amministrativo d'appello respinse la richiesta di sospensiva avanzata dalla Wastemanager sulla vertenza-Sam, chiudendo in tal modo un groviglio di dispute legali. In precedenza, il 9 giugno dello stesso anno, il Tribunale amministrativo regionale (Tar) aveva annullato l'appalto per il parternariato nella Sam, vinto dalla Wastemanager. Una delle società escluse (la De Vizia) aveva fatto, infatti, ricorso. E tutto fu bloccato. Poi la sentenza che ha dato ragione al ricorrente e, infine, il Consiglio di Stato che ha respinto il contro ricorso della vincente iniziale (giudizio successivamente confermato anche nel merito). Il pastrocchio era iniziato nel 2002 quando l'amministrazione municipale, per mettere ordine nella gestione dei rifiuti, pensò a tutto quello che si sarebbe dovuto fare, mise nero su bianco e ne fece la ragione sociale della Sam, col Comune proprietario al 51 per cento e il privato al 49. Poi venne bandito l'appalto per la scelta del partner. Ma un errore materiale, capitato durante l'apertura delle buste, ha permesso alla De Vizia di rientrare in scena. Ma perchè tutto questo accanimento per questo appalto? Perchè la posta in gioco era un contratto di vent'anni per complessivi cinquecento milioni di euro. All'apertura delle buste risultò vincitrice il raggruppamento Waste-Termomeccanica-Itainvest che offrì un canone annuo di quasi 43 miliardi di vecchie lire più Iva. Ma, come accennato, i perdenti presentarono ricorso al Tar. Poco dopo un tentativo di riconciliazione portò a un accordo tra le parti e anche gli esclusi furoni inglobati. Ma la pace durò pochi mesi: altri dissidi rimisero in primo piano le carte bollate. Poi la confusione si è aggiunta al caos come nel caso dell'affidamento, dal Comune a terzi, di una consulenza per la raccolta differenziata: una trattativa privata per il ritiro di imballaggi e carta, a cui ha fatto seguito un esposto al Tar della Sam (col Municipio azionista di maggioranza) contro l'affidamento deciso dallo stesso Municipio. Poi la società Sam ha sbaraccato e il paradosso è rientrato. E vi furono anche roventi polemiche come per una parcella di, cinquecentomila euro, pagata dall'amministrazione allo studio di un noto avvocato (Ovidio Marras) per tutelare il Comune nella vertenza Sam. Ed ancora: per due anni vi furono i costi di un presidente, un consulente e altri funzionari della Sam, per poi dimostrarsi una spesa del tutto inutile. Il settore dei rifiuti è particolarmente delicato perchè considerato a rischio di ecomafia, come dimostrato da numerose sentenze giudiziarie nazionali. In Sardegna non c'è stato questo inquinamento ma il comparto sembra abbonato alla sfortuna. Anche se va ricordato che, per la Sam, tutto è iniziato per un errore materiale durante l'appalto. Finita l'era della società mista, l'amministrazione ha deciso di fare un appalto per l'affidamento esterno del servizio: per sei mesi. Ma il tutto si è svolto in un clima di ombre e sospetti. Ai primi di aprile del 2005, infatti, l'assessore comunale ai Servizi tecnologici, Giorgio Angius, da cui dipende il servizio, spedì una lettera al funzionario dirigente per contestargli la "determina" per l'appalto della raccolta dei rifiuti. L'appalto previsto sarebbe stato tanto restrittivo da poter "determinare distorsioni della concorrenza". Inoltre, aggiunse Angius, potrebbero esservi "distorsioni del corretto funzionamento del mercato". Detta in termini più chiari voleva dire che i criteri della gara d'appalto ipotizzata (era prevista una licitazione) avrebbero potuto produrre una selezione tale da eliminare, già in partenza, una serie di possibili concorrenti e, quindi, permettere di sospettare che altri ne venissero agevolati. Poi vennero fatti alcuni piccoli ritocchi al capitolato d'appalto e la licitazione fu fatta. Di certo, però, l'ombra è rimasta. Il resto è storia di oggi con le relative polemiche.


Splendido modello organizzativo, i contribuenti ora pagano la metà.
ALESSIA PILLOLLA
PIMENTEL. Un risparmio del 55 per cento sullo smaltimento dei rifiuti a un anno e mezzo dall'inizio della raccolta differenziata in un comune di 1.200 abitanti. "Se non ci fossimo impegnati in tempo - sostiene Ornella Deidda, responsabile del servizio - nel 2005 avremmo pagato 45 mila euro. Ce la siamo cavata con 20 mila". La raccolta differenziata è iniziata nel giugno del 2004. Pimentel ha disposto da subito la differenziazione di plastica e carta e la divisione fra l'umido (riciclabile) e il secco (non riciclabile), ostacolo d'impatto con il nuovo metodo di smaltire spazzatura. Un anno dopo si registrava una diminuzione dei rifiuti da discarica pari al 53 per cento. "La trovata giusta - continua Ornella Deidda - è stata la distribuzione dei contenitori per il ritiro porta a porta di qualsiasi genere di rifiuto. Con in più i depliants esplicativi per educare la popolazione a collocare ciascun rifiuto al posto giusto". Il ritiro a domicilio responsabilizza il singolo cittadino, costretto a rispettare le disposizioni, pena il non ritiro del sacchetto. Risultato: oggi il 71 per cento dei rifiuti prodotti dal piccolo centro trexentino è differenziato e pronto al riciclaggio. L'esito è ottimo sul piano ecologico ma anche economico: finora ad essere avvantaggiate sono state le casse comunali, poi toccherà ai cittadini.

domenica 8 gennaio 2006

Firenze: AAA ... Santa Marta vendesi!

Da: Comitati dei Cittadini - Firenze [mailto:comitatideicittadini@email.it]
Inviato: domenica 8 gennaio 2006 8.34Oggetto: AAA ... Santa Marta vendesi!

COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZEAAA... AREA UNIVERSITARIA DI SANTA MARTA V E N D E S I

L'UNIVERSITA' HA DECISO LA DISMISSIONE DELL'AREA DI SANTA MARTA,SEDE DELLA FACOLTA' DI INGEGNERIA

IL COMUNE AVALLA LO SPEGNIMENTO DELLE ATTIVITA' COLLETTIVE: PROPONE DI ELIMINARE NEL P.R.G. LA DESTINAZIONE DELL'AREA A SERVIZI PUBBLICI, RINUNCIA ALLA DEFINIZIONE DELLE NUOVE FUNZIONI

LA PROPRIETA' IMMOBILIARE PUO' TROVARE SPAZIO PER CONTRATTARE LA PRIVATIZZAZIONE DELL'AREA

QUESTI I FATTI:La Facoltà di Ingegneria di Firenze ha sede nell'ex Seminario Minore Arcivescovile di Santa Marta, nella omonima via che si arrampica sulla collina che sovrasta Rifredi e sfuma nel colle di Montughi, parte di città con percorsi ancora immersi nel verde e adiacenti le mura di antiche ville e conventi, da Villa Ruspoli a Villa Fabbricotti, da Villa Le Macine al Monastero di Santa Marta, ecc., che lasciano comprendere come si configuravano i dintorni di Firenze prima dell’espansione urbana.L'immobile, possesso trecentesco dei Dell'Accetta, fu trasformato nel Seicento dai Gerini in sontuosa dimora con annesso un giardino all'italiana. Nel 1930 il complesso venne ampiamente ristrutturato per adattarlo a sede del Seminario vescovile perdendo i fastigi e l'ornamentazione barocchi e la componente scenografica dei giardini. Nel 1980 il complesso di Santa Marta venne acquistato dall'Università con i fondi stanziati per l'attuazione del Piano pluriennale di finanziamento dell'edilizia universitaria (Legge 50/1976).Attualmente l'area, di proprietà dell'Università, è distinta in due parti (vedi aerofoto): A. Area a parco pubblico (di circa 3 ettari)B. Area con destinazione a "Attrezzature e servizi pubblici, sede della Facoltà di Ingegneria e parco pubblico di pertinenza (di circa 3,1 ettari).L'edificio sede della facoltà è l'ex Seminario Minore Arcivescovile, con i suoi annessi; è stato realizzato nel 1935 ed è vincolato dalla Soprintendenza.L'Università, per finanziare il trasferimento della Facoltà di Ingegneria nel Polo Universitario di Sesto Fiorentino, ha deciso di vendere l'intera area e gli edifici che sono attualmente presenti.Nell'aprile del 2005 il Comune ha avviato il procedimento per "valorizzare l’area, al fine di reperire le risorse mancanti e necessarie al trasferimento suddetto, attraverso un cambio di destinazione dello strumento urbanistico vigente del Comune di Firenze".Per la formazione del nuovo atto di pianificazione viene individuata quindi una Variante al PRG che propone di lasciare immutata la funzione dell'area A, di eliminare la destinazione ad "Attrezzature e servizi pubblici" della parte B, di non individuarne le nuove funzioni, lasciando la determinazione del futuro assetto dell'area alla redazione di un Piano Urbanistico Convenzionato che abbia il solo compito di ratificare le eventuali trattative che potrebbero essere già in corso con i gruppi economici interessati.

mercoledì 4 gennaio 2006

Nulvi: girano le pale, girano....


----- Original Message -----
From: stefano deliperi Sent: Wednesday, January 04, 2006 4:48 PM
Subject: girano le pale, girano....

Cari amici, sotto trovate alcuni articoli pubblicati oggi in relazione ad una centrale eolica in corso di realizzazione nelle campagne del nord Sardegna: ma i lavori sono regolari ? Buona lettura...
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/

17:54 - Notizie AGI Eolico: ecologisti, sono regolari i lavori per impianto Nulvi ?
(AGI) - Cagliari, 3 gen. 2006 - Informazioni sulla regolarita' dei lavori per la realizzazione di una centrale eolica nelle campagne di Nulvi sono state chieste alla magistratura dalle associazioni Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico. Gli ecologisti - e' scritto in una nota - hanno inoltrato una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale ed adozione di opportuni interventi alle pubbliche amministrazioni competenti (Ministeri per i beni ed attivita' culturali e dell'ambiente, Assessorati regionali della difesa dell'ambiente e dei beni culturali, Soprintendente per i beni ambientali di Sassari, Corpo forestale e di vigilanza ambientale, Comuni di Nulvi e di Tergu) e, per conoscenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari in relazione ai lavori per la centrale eolica della Fri. El. spa di Bolzano in corso di esecuzione nelle campagne fra Nulvi e Tergu. L'area interessata - spiegano - e' in parte coperta da vegetazione mediterranea e, quindi, tutelata con vincolo paesaggistico. Ma, soprattutto, si ricorda che ai sensi dell'art. 8, comma 3, della legge regionale n. 8/2004, "fino all'approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, nell'intero territorio regionale e' fatto divieto di realizzare impianti di produzione di energia eolica, salvo quelli precedentemente autorizzati, per i quali alla data di entrata in vigore della ... legge i relativi lavori abbiano avuto inizio e realizzato una modificazione irreversibile dello stato dei luoghi". In sostanza, i lavori relativi ad impianti similari, qualora non abbiano provocato "irreversibili mutamenti dello stato dei luoghi", sono inibiti fino alla definitiva approvazione del piano paesaggistico regionale (tuttora non intervenuta), come esplicato dalla circolare interassessoriale n. 40/GAB del 3 febbraio 2005 e, soprattutto, confermato dalla giurisprudenza in tema . Perche' allora - chiedono gli ecologisti - i lavori proseguono con particolare lena? (AGI)
Solda La Nuova Sardegna, 4 gennaio 2006
Ambientalisti contro la nuova centrale eolica
MAURO TEDDE
NULVI. Nuovi guai in vista per la centrale eolica che la Friel Spa di Bolzano sta realizzando nell'altipiano de Sos Paris, incastonato fra i territori tra Nulvi e Tergu. Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento giuridico hanno formalmente chiesto di far luce sullo stato dei lavori di questa nuova centrale eolica "che sta sorgendo - puntualizzano - in una zona coperta da vegetazione mediterranea e quindi tutelata con vincolo paesaggistico". Le due associazioni, raccogliendo le preoccupate segnalazioni dei residenti, hanno inoltrato al ministero dei Beni culturali e Ambiente, all'assessorato regionale dell'Ambiente, alla soprintendenza per i Beni ambientali di Sassari, al Corpo forestale, ai comuni di Nulvi e Tergu e alla Procura della Repubblica di Sassari, una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale e di adozione di opportuni interventi in relazione ai lavori in corso. "Ma soprattutto - ribadiscono le due associazioni - si ricorda che ai sensi dell'art. 8 della legge regionale nº 8/2004, fino all'approvazione del piano paesaggistico regionale nell'intero territorio regionale è fatto divieto di realizzare impianti di produzione di energia eolica salvo quelli precedentemente autorizzati per i quali i relativi lavori abbiano avuto inizio e realizzato una modificazione irreversibile dello stato dei luoghi". I lavori della centrale eolica della Friel spa vennero bloccati del dicembre del 2004 dal gip del tribunale di Sassari, Carla Altieri, che aveva fatto apporre i sigilli ai cantieri dalle guardie forestali di Nulvi. Provvedimento poi revocato dal tribunale della libertà. La Friel dovette ricorrere al Tar per impugnare una nota dell'assessorato regionale all'Ambiente che chiedeva di presentare uno studio di valutazione dell'impatto ambientale e che, di fatto, sospendeva i lavori. Il Tar, nel luglio 2005, aveva accolto il ricorso della Friel e condannato la Regione.da L'Unione Sarda, 4 gennaio 2006Esposto degli ambientalisti. Paesaggio a rischio con i recenti lavori per il parco eolico. Deliperi: <Sino all'entrata in vigore del Piano urbanistico regionale è vietato realizzare impianti eolici>. GIUSEPPE FLORENZANO.Un grido d'allarme si è levato da numerosi cittadini di fronte all'inizio dei lavori per la realizzazione della centrale eolica nelle campagne di Nulvi e Tergu. La presenza, nell'area in cui la centrale dovrebbe sorgere, di vegetazione mediterranea di particolare pregio paesaggistico, per le cui essenze esiste un preciso vincolo di legge, ha aumentato la preoccupazione per le eventuali ferite al paesaggio. Raccogliendo il grido di allarme e la preoccupata segnalazione di tanti cittadini il Gruppo di intervento giuridico e gli Amici della Terra hanno inviato, attraverso il loro rappresentante, Stefano Deliperi, una richiesta di informazioni ai ministri dei Beni culturali e della Tutela dell'ambiente, agli assessori regionali competenti, al soprintendente ai Beni ambientali, al dirigente dell'ispettorato del Corpo forestale ed ai sindaci di Nulvi e di Tergu. La stessa nota, inoltre, è stata inviata per conoscenza anche alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari. Nella <richiesta di informazioni a carattere ambientale e di adozione di opportuni interventi> si ricorda che a norma della legge regionale n. 8 del 2004, <fino all'approvazione del Piano paesaggistico regionale, nell'intero territorio è fatto divieto di realizzare impianti di produzione di energia eolica>. Solo nel caso che i lavori siano iniziati prima dell'entrata in vigore della legge ed il mutamento dello stato dei luoghi sia irreversibile si può proseguire. Altrimenti tutti i lavori di quel settore sono inibiti fino all'approvazione dello strumento urbanistico regionale. Ai destinatari della nota viene richiesta, nei tempi previsti dalla legge, tutta la documentazione che dia le necessarie informazioni a carattere ambientale e, eventualmente, anche tutti i provvedimenti che debbano adottarsi <per la necessaria salvaguardia dei valori ambientali e paesaggistici del territorio, nei confronti dei casi di abusivismo edilizio che dovessero essere eventualmente accertati in seguito agli opportuni controlli di legge>. All'autorità giudiziaria vengono richiesti opportuni accertamenti che possano far <ravvisare eventuali estremi penalmente rilevanti>, segnalando, fra l'altro, l'ipotesi che l'area interessata ai lavori per la realizzazione degli impianti eolici di Tergu e di Nulvi <possa esser sottoposta a sequestro preventivo>.da Il Giornale di Sardegna, 4 gennaio 2006Nulvi e Tergu. Pale eoliche nell'area con il vincolo paesaggistico Fare luce sullo stato dei lavori per la centrale eolica della Fri. El. s.p.a. di Bolzano che sarebbero in corso nelle campagne fra Nulvi e Tergu, in una zona in parte coperta da vegetazione mediterranea e quindi tutelata con vincolo paesaggistico. E' quanto chiedono le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico che, raccogliendo le preoccupate segnalazioni dei residenti, hanno inoltrato alle pubbliche amministrazioni competenti (Ministeri dei beni culturali e dell'ambiente, Assessorati regionali dell'ambiente e dei beni culturali, Soprintendente per i beni ambientali di Sassari, Corpo forestale, Comuni di Nulvi e di Tergu) e alla Procura della Repubblica di Sassari una specifica richiesta di informazioni. < Ai sensi della legge regionale n. 8 del 2004> - sottolineano le due associazioni – fino all'approvazione del piano paesaggistico nell'intero territorio è fatto divieto di realizzare impianti di produzione di energia eolica, salvo quelli precedentemente autorizzati, per i quali alla data di entrata in vigore della legge i relativi lavori abbiano avuto inizio
da www.algherocronache.it, 3 gennaio 2006
Le associazioni Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico chiedono informazioni alla magistratura. Sono regolari i lavori in corso di esecuzione per la costruzione di una centrale eolica?Nulvi 3.01.2006
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, raccogliendo preoccupate segnalazioni di residenti, hanno inoltrato (nota del 3 gennaio 2006) una specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale ed adozione di opportuni interventi alle pubbliche amministrazioni competenti (Ministeri per i beni ed attività culturali e dell'ambiente, Assessorati regionali della difesa dell'ambiente e dei beni culturali, Soprintendente per i beni ambientali di Sassari, Corpo forestale e di vigilanza ambientale, Comuni di Nulvi e di Tergu) e, per opportuna conoscenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari in relazione ai lavori per la centrale eolica della Fri. El. S.p.a. di Bolzano ora in corso di esecuzione nelle campagne fra Nulvi e Tergu (SS). L'area interessata è in parte coperta da vegetazione mediterranea e, quindi, tutelata con vincolo paesaggistico. Ma, soprattutto, si ricorda che ai sensi dell'art. 8, comma 3°, della legge regionale n. 8/2004, "fino all'approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, nell'intero territorio regionale è fatto divieto di realizzare impianti di produzione di energia eolica, salvo quelli precedentemente autorizzati, per i quali alla data di entrata in vigore della legge i relativi lavori abbiano avuto inizio e realizzato una modificazione irreversibile dello stato dei luoghi". In sostanza, i lavori relativi ad impianti similari, qualora non abbiano provocato "irreversibili mutamenti dello stato dei luoghi", sono inibiti fino alla definitiva approvazione del piano paesaggistico regionale – P.P.R. (tuttora non intervenuta), come esplicato dalla circolare interassessoriale n. 40/GAB del 3 febbraio 2005 e, soprattutto, autorevolmente confermato dalla giurisprudenza in tema (Cass. pen., sez. III, 27 aprile 2005, n. 568; Trib. pen. Sassari, 7 gennaio 2005, ord.; G.I.P. Trib. pen. Sassari, 16 dicembre 2004, decr.). Perché, allora, i lavori proseguono con particolare lena ? Sono regolari ? Vorremmo saperlo al più presto.