----- Original Message ----
From: stefano deliperi Sent: Wednesday, June 21, 2006 4:24 PM
Subject: Is Arenas news !
Cari amici, il cemento va all'assalto delle dune boscate di Is Arenas ! Buona lettura...
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico
ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/
From: stefano deliperi Sent: Wednesday, June 21, 2006 4:24 PM
Subject: Is Arenas news !
Cari amici, il cemento va all'assalto delle dune boscate di Is Arenas ! Buona lettura...
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico
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da La Nuova Sardegna, 21 giugno 2006
Aperto il cantiere per costruire 222mila metri cubi. Le ruspe in azione a Is Arenas. Interrogazione dell'eurodeputata verde Monica Frassoni. Rilasciata la concessione edilizia dal comune di Narbolia nonostante i vincoli naturalistici. PIERO MANNIRONI.
NARBOLIA. Adesso è certo: le ruspe stanno ferendo il paradiso di Is Arenas. Sventrando il bosco, scavando le fondamenta per ville e alberghi a cinque stelle e spianando le dune. Da qualche settimana circolava la voce che la società Is Arenas srl, proprietaria dell'area, avesse cominciato i lavori, dopo avere ottenuto la concessione edilizia dal Comune di Narbolia. Ora c'è la conferma: sulle dune boscate di Is Arenas stanno per essere "vomitati" 222.900 metri cubi di cemento. La reazione degli ambientalisti, che da anni conducono una battaglia durissima contro il progetto, è stata immediata. L'europarlamentare Verde Monica Frassoni ha infatti presentato ieri mattina un'interrogazione con la quale chiede "quali iniziative la Commissione europea intende assumere avverso questa palese e plateale violazione del diritto comunitario e degli obblighi di collaborazione degli stati membri (l'articolo 10 del trattato)". La Frassoni, dopo aver ricordato che esiste una procedura di infrazione contro lo Stato italiano per il "caso Is Arenas", chiede anche alla Commissione se "intende adire alla Corte di Giustizia in merito alle violazioni del diritto comunitario, in tema di direttiva 92/43 CEE". "Purtroppo la vicenda di Is Arenas torna d'attualità - dice Monica Frassoni -. Nonostante sia aperta una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia e nonostante il cambio di governo a livello nazionale e regionale, i lavori del progetto turistico-edilizio sono cominciati mettendo così gli interessi imprenditoriali davanti alla salvaguardia di un complesso dunale boscato che rappresenta una risorsa estremamente importante per la Sardegna dal punto di vista degli habitat naturali". Continua la parlamentare Verde: "Noi continueremo il nostro impegno a fianco delle associazioni ambientaliste locali, che da anni si battono per la difesa delle dune di Is Arenas, perché questa vicenda non diventi in Europa simbolo del malcostume italiano in materia di salvaguardia dell'ambiente. Per questo motivo, chiediamo con forza alle autorità regionali e nazionali di intervenire rapidamente per la tutela del territorio e cercheremo il coinvolgimento del ministro dell'Ambiente in questa vicenda".
LA REAZIONE DEGLI ECOLOGISTI. Anche gli ambientalisti sardi si sono subito messi in movimento. Il Gruppo d'Intervento Giuridico e gli Amici della Terra hanno infatti già trasmesso una segnalazione alla Commissione Europea, al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, al presidente della Regione Renato Soru e all'assessore dell'Ambiente Tonino Dessì. Dopo avere ricordato tutti i vincoli di tutela esistenti sulle dune boscate di Narbolia e il fatto che esiste una procedura di infrazione in corso contro l'Italia, gli ecologisti ritengono sia necessario "un risolutivo ricorso alla Corte di Giustizia europea". Tagliente il commento del portavoce del Gruppo d'Intervento Giuridico, Stefano Deliperi: "Oggi il piano paesaggistico regionale respingerebbe al mittente il progetto della società Is Arenas srl. Per questo motivo, con gran fretta si è autorizzato il progetto turistico-edilizio e sono iniziati i lavori, approfittando dell'assurda deroga temporanea alle norme di salvaguardia in favore dei Comuni dotati dei Puc attuattivi degli illegittimi Piani territoriali paesaggistici, spazzati via dal Consiglio di Stato e dal Tar". Oggi si apre dunque un nuovo capitolo della lunga e tormentata vicenda dell'investimento immobiliare progettato dalla Is Arenas srl. Una storia di scontri istituzionali anche violenti, di dispute giuridiche e di stranezze. Ma anche di coincidenze sospette e di ombre mai dissipate. Come non ricordare, infatti, l'incredibile tentativo dell'ex ministro dell'Ambiente Altero Matteoli di cancellare Is Arenas dalla geografia dei Sic (siti di interesse comunitario) per favorire l'investimento immobiliare? Una brutta figura per tutto il Paese che è costata all'Italia una "messa in mora complementare". Per capire meglio questa grottesco capitolo della telenovela infinita del progetto immobiliare sulle dune boscate di Narbolia, occorre fare un passo indietro. Tornare cioé al settembre del 2003 quando l'ingrato compito di "degradare" Is Arenas a una comune pineta (dopo essere diventata una caso internazionale che fece addirittura tremare in Svizzera la poltrona del governatore del Canton Ticino, Marina Masoni) venne affidato a un alto funzionario del ministero dell'Ambiente, Aldo Cosentino. Cosentino firmò la richiesta - la prima e finora l'unica in Europa - motivando l'iniziativa del ministero in un modo quanto meno discutibile. In estrema sintesi: Is Arenas doveva essere cancellata dalla rete dei Sic europei, perché la sua integrità era stata seriamente danneggiata dalla società Is Arenas srl e perciò le dune boscate non erano più meritevoli di tutela. In parole più semplici sarebbe come dire: tu società sei resposanbile del deterioramento dell'equilibrio ambientale e perciò ti premio cancellando i vincoli che impediscono la realizzazione del tuo investimento immobiliare.
L'AUTOGOL DI MATTEOLI. L'enormità contenuta in questo assunto non ha bisogno di dimostrazioni. Viene infatti identificato il responsabile di un comportamento non conforme alle norme comunitarie e non solo non lo si sanziona, ma addiritura lo si premia. E' come un corto circuito logico, una negazione del rapporto fondamentale che regola le dinamiche di tutti gli ordinamenti: il principio di responsabilità sul mancato rispetto delle regole e la eventuale sanzione conseguente. Con un eufemismo, si potrebbe dire che si trattò per il ministero dell'Ambiente di un clamoroso autogol. E infatti, puntualmente, arrivò la "messa in mora complementare" allo Stato italiano. E' importante ricordare che già con un "parere motivato" (il numero 4.381 del 9 febbraio 2001) l'esecutivo comunitario aveva ingiunto al governo italiano e alla Regione Sardegna "di conformarsi alla direttiva habitat per valutare correttamente l'impatto ambientale del progetto turistico-edilizio". Il paradosso di questa storia è che corre su due binari paralleli. Da una parte, infatti, c'è la normativa comunitaria che impone un alt al progetto di edilizia residenziale intorno al campo da golf da 18 buche; dall'altra, invece, esiste una storia burocratica e amministrativa che fa riferimendo a norme nazionali e regionali. Ma anche su questo punto si è arrivati inevitabilmente all'inciampo. E cioé che per costruire sulle dune boscate occorre preventivamente una valutazione di impatto ambientale.
LA MAZZATA DEL CONSIGLIO DI STATO. La società Is Arenas srl ha sempre cercato di sfuggire a questa procedura di verifica e di compatibilità. Ha così tentato di far passare il principio che era sufficiente la procedura di verifica preventiva. Tesi appoggiata dall'ufficio Sivea della Regione. Ma a stabilire che i sogni di cemento sulle dune boscate di Narbolia meritino un serio approfondimento è stato il Consiglio di Stato che, nel novembre di due anni fa, accolse il ricorso presentato dagli "Amici della Terra", i quali contestavano la procedura adottata dall'ufficio Sivea della Regione Sardegna. In quella circostanza, i magistrati amministrativi non risparmiarono bacchettate al ministero del'Ambiente guidato da Matteoli, "colpevole" di avere presentato una relazione incompleta sul caso. Infatti scrissero: "Si tratta di un intervento di natura, dimensioni e contenuti rilevanti sul complesso del territorio interessato e che, proprio in relazione alla natura e agli effetti concreti per le ricadute in termini ambientali, economiche e sociali, necessita di approfondimenti e documenti i più completi possibili, anche in relazione al formarsi e modificarsi delle disposizioni normative nel tempo".
Parole che le ruspe stanno cancellando.Dietro la Is Arenas srl una lunga storia di sospetti, di polemiche e di interrogazioni parlamentari. Una complicata geografia societaria. Per anni si è cercato di capire da dove arrivassero i capitali
NARBOLIA. Non solo problemi di rispetto delle regole di salvaguardia ambientale, ma anche una lunghissima polemica su chi ci sia realmente dietro la società Is Arenas srle da dove quindi arrivino i capitali per un investimento, a occhio e croce, di circa 200 milioni di euro. Un problema, questo, approdato più volte in Parlamento, dove si sono manifestati interrogativi inquietanti e perfino il sospetto di foschi scenari. L'onda lunga di queste polemiche è arrivata perfino dentro al cuore della Svizzera, creando seri imbarazzi al governatore del Canton Ticino, la potentissima Marina Masoni. Nella metà degli anni Novanta, il capitale sociale della Is Arenas srl era così suddiviso: alla Antil BV il 46,229% delle quote, alla Promozioni Immobiliari srl il 42,312% e a Gifin Spa l'11,458%. L'Antil BV è dunque l'azionista di riferimento. Nel 1997 la società arriva al 52% del capitale. Chi ci sia realmente dietro questa società "a responsabilità limitata riservata" è stato il vero nodo della trasparenza dell'operazione sulle dune boscate di Narbolia. Si pensava alla Bsi, la Banca Svizzera Italiana, ma il procuratore speciale e portavoce della Is Arenas srl, Piero Maria Pellò, ha prima ammesso e poi negato.
Secondo i documenti ufficiali, la sede legale della Antil BV è: Postbus 782 1000 AT, Amsterdam. Cioé, semplicemente una casella postale. La società è amministrata da una persona fisica e da una holding: l'avvocato d'affari di Lugano Diego Lissi (uomo discusso e riservatissimo, è stato per anni il braccio destro del potente banchiere Tito Tettamanti) e dalla Intra Beheer di Amsterdam. Una holding che non ha dipendenti e non realizza profitti. Ma il dato più interessante è che rappresenta il nodo strategico di un'enorme ragnatela di company che si irradia dall'Olanda, ma che sembra avere anche solide radici nel Canton Ticino. Impressionanti le ramificazioni della Intra Beheer: nella sola Olanda, la holding è dentro ben 357 società, il 99% delle quali sono finanziarie. Ovvia la domanda: chi ha creato, chi gestisce e, soprattutto, a chi serve questo immenso sistema societario virtuale? Sembra un labirintico sistema nel quale far transitare capitali e disperderli per farli poi apparire senza codici d'identità altrove. Nelle more di una causa intentata al nostro giornale, l'amministratore della Is Arenas srl, Raffaele Straquadanio, ammise che dietro la Antil BV c'era la Banca Svizzera Italiana. E successivamente, nell'udienza del 28 giugno 2005, Piero Maria Pellò disse che la Bsi aveva ceduto la Antil BV alla Tecnoservice di Lugano. "Una società dela mia famiglia" disse. Guarda caso, nel consiglio d'amministrazione della Tecnoservice c'era il solito, misterioso, Diego Lissi. Attualmente, la Is Arenas srl sarebbe della Tecnoservice e, quindi, di Pellò. Resta da capire perché tutte le strade continuino a portare a Lugano.
LA REAZIONE DEGLI ECOLOGISTI. Anche gli ambientalisti sardi si sono subito messi in movimento. Il Gruppo d'Intervento Giuridico e gli Amici della Terra hanno infatti già trasmesso una segnalazione alla Commissione Europea, al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, al presidente della Regione Renato Soru e all'assessore dell'Ambiente Tonino Dessì. Dopo avere ricordato tutti i vincoli di tutela esistenti sulle dune boscate di Narbolia e il fatto che esiste una procedura di infrazione in corso contro l'Italia, gli ecologisti ritengono sia necessario "un risolutivo ricorso alla Corte di Giustizia europea". Tagliente il commento del portavoce del Gruppo d'Intervento Giuridico, Stefano Deliperi: "Oggi il piano paesaggistico regionale respingerebbe al mittente il progetto della società Is Arenas srl. Per questo motivo, con gran fretta si è autorizzato il progetto turistico-edilizio e sono iniziati i lavori, approfittando dell'assurda deroga temporanea alle norme di salvaguardia in favore dei Comuni dotati dei Puc attuattivi degli illegittimi Piani territoriali paesaggistici, spazzati via dal Consiglio di Stato e dal Tar". Oggi si apre dunque un nuovo capitolo della lunga e tormentata vicenda dell'investimento immobiliare progettato dalla Is Arenas srl. Una storia di scontri istituzionali anche violenti, di dispute giuridiche e di stranezze. Ma anche di coincidenze sospette e di ombre mai dissipate. Come non ricordare, infatti, l'incredibile tentativo dell'ex ministro dell'Ambiente Altero Matteoli di cancellare Is Arenas dalla geografia dei Sic (siti di interesse comunitario) per favorire l'investimento immobiliare? Una brutta figura per tutto il Paese che è costata all'Italia una "messa in mora complementare". Per capire meglio questa grottesco capitolo della telenovela infinita del progetto immobiliare sulle dune boscate di Narbolia, occorre fare un passo indietro. Tornare cioé al settembre del 2003 quando l'ingrato compito di "degradare" Is Arenas a una comune pineta (dopo essere diventata una caso internazionale che fece addirittura tremare in Svizzera la poltrona del governatore del Canton Ticino, Marina Masoni) venne affidato a un alto funzionario del ministero dell'Ambiente, Aldo Cosentino. Cosentino firmò la richiesta - la prima e finora l'unica in Europa - motivando l'iniziativa del ministero in un modo quanto meno discutibile. In estrema sintesi: Is Arenas doveva essere cancellata dalla rete dei Sic europei, perché la sua integrità era stata seriamente danneggiata dalla società Is Arenas srl e perciò le dune boscate non erano più meritevoli di tutela. In parole più semplici sarebbe come dire: tu società sei resposanbile del deterioramento dell'equilibrio ambientale e perciò ti premio cancellando i vincoli che impediscono la realizzazione del tuo investimento immobiliare.
L'AUTOGOL DI MATTEOLI. L'enormità contenuta in questo assunto non ha bisogno di dimostrazioni. Viene infatti identificato il responsabile di un comportamento non conforme alle norme comunitarie e non solo non lo si sanziona, ma addiritura lo si premia. E' come un corto circuito logico, una negazione del rapporto fondamentale che regola le dinamiche di tutti gli ordinamenti: il principio di responsabilità sul mancato rispetto delle regole e la eventuale sanzione conseguente. Con un eufemismo, si potrebbe dire che si trattò per il ministero dell'Ambiente di un clamoroso autogol. E infatti, puntualmente, arrivò la "messa in mora complementare" allo Stato italiano. E' importante ricordare che già con un "parere motivato" (il numero 4.381 del 9 febbraio 2001) l'esecutivo comunitario aveva ingiunto al governo italiano e alla Regione Sardegna "di conformarsi alla direttiva habitat per valutare correttamente l'impatto ambientale del progetto turistico-edilizio". Il paradosso di questa storia è che corre su due binari paralleli. Da una parte, infatti, c'è la normativa comunitaria che impone un alt al progetto di edilizia residenziale intorno al campo da golf da 18 buche; dall'altra, invece, esiste una storia burocratica e amministrativa che fa riferimendo a norme nazionali e regionali. Ma anche su questo punto si è arrivati inevitabilmente all'inciampo. E cioé che per costruire sulle dune boscate occorre preventivamente una valutazione di impatto ambientale.
LA MAZZATA DEL CONSIGLIO DI STATO. La società Is Arenas srl ha sempre cercato di sfuggire a questa procedura di verifica e di compatibilità. Ha così tentato di far passare il principio che era sufficiente la procedura di verifica preventiva. Tesi appoggiata dall'ufficio Sivea della Regione. Ma a stabilire che i sogni di cemento sulle dune boscate di Narbolia meritino un serio approfondimento è stato il Consiglio di Stato che, nel novembre di due anni fa, accolse il ricorso presentato dagli "Amici della Terra", i quali contestavano la procedura adottata dall'ufficio Sivea della Regione Sardegna. In quella circostanza, i magistrati amministrativi non risparmiarono bacchettate al ministero del'Ambiente guidato da Matteoli, "colpevole" di avere presentato una relazione incompleta sul caso. Infatti scrissero: "Si tratta di un intervento di natura, dimensioni e contenuti rilevanti sul complesso del territorio interessato e che, proprio in relazione alla natura e agli effetti concreti per le ricadute in termini ambientali, economiche e sociali, necessita di approfondimenti e documenti i più completi possibili, anche in relazione al formarsi e modificarsi delle disposizioni normative nel tempo".
Parole che le ruspe stanno cancellando.Dietro la Is Arenas srl una lunga storia di sospetti, di polemiche e di interrogazioni parlamentari. Una complicata geografia societaria. Per anni si è cercato di capire da dove arrivassero i capitali
NARBOLIA. Non solo problemi di rispetto delle regole di salvaguardia ambientale, ma anche una lunghissima polemica su chi ci sia realmente dietro la società Is Arenas srle da dove quindi arrivino i capitali per un investimento, a occhio e croce, di circa 200 milioni di euro. Un problema, questo, approdato più volte in Parlamento, dove si sono manifestati interrogativi inquietanti e perfino il sospetto di foschi scenari. L'onda lunga di queste polemiche è arrivata perfino dentro al cuore della Svizzera, creando seri imbarazzi al governatore del Canton Ticino, la potentissima Marina Masoni. Nella metà degli anni Novanta, il capitale sociale della Is Arenas srl era così suddiviso: alla Antil BV il 46,229% delle quote, alla Promozioni Immobiliari srl il 42,312% e a Gifin Spa l'11,458%. L'Antil BV è dunque l'azionista di riferimento. Nel 1997 la società arriva al 52% del capitale. Chi ci sia realmente dietro questa società "a responsabilità limitata riservata" è stato il vero nodo della trasparenza dell'operazione sulle dune boscate di Narbolia. Si pensava alla Bsi, la Banca Svizzera Italiana, ma il procuratore speciale e portavoce della Is Arenas srl, Piero Maria Pellò, ha prima ammesso e poi negato.
Secondo i documenti ufficiali, la sede legale della Antil BV è: Postbus 782 1000 AT, Amsterdam. Cioé, semplicemente una casella postale. La società è amministrata da una persona fisica e da una holding: l'avvocato d'affari di Lugano Diego Lissi (uomo discusso e riservatissimo, è stato per anni il braccio destro del potente banchiere Tito Tettamanti) e dalla Intra Beheer di Amsterdam. Una holding che non ha dipendenti e non realizza profitti. Ma il dato più interessante è che rappresenta il nodo strategico di un'enorme ragnatela di company che si irradia dall'Olanda, ma che sembra avere anche solide radici nel Canton Ticino. Impressionanti le ramificazioni della Intra Beheer: nella sola Olanda, la holding è dentro ben 357 società, il 99% delle quali sono finanziarie. Ovvia la domanda: chi ha creato, chi gestisce e, soprattutto, a chi serve questo immenso sistema societario virtuale? Sembra un labirintico sistema nel quale far transitare capitali e disperderli per farli poi apparire senza codici d'identità altrove. Nelle more di una causa intentata al nostro giornale, l'amministratore della Is Arenas srl, Raffaele Straquadanio, ammise che dietro la Antil BV c'era la Banca Svizzera Italiana. E successivamente, nell'udienza del 28 giugno 2005, Piero Maria Pellò disse che la Bsi aveva ceduto la Antil BV alla Tecnoservice di Lugano. "Una società dela mia famiglia" disse. Guarda caso, nel consiglio d'amministrazione della Tecnoservice c'era il solito, misterioso, Diego Lissi. Attualmente, la Is Arenas srl sarebbe della Tecnoservice e, quindi, di Pellò. Resta da capire perché tutte le strade continuino a portare a Lugano.
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