Presentazione dell'iniziativa: PAESAGGIOSOS.

Questo è il blog del sito PatrimonioSos, nato nel 2002 per iniziativa di semplici cittadini che operano in maniera del tutto volontaria e disinteressata per la difesa del patrimonio artistico italiano.

Nel corso degli anni alla redazione di PatrimonioSos sono arrivate numerose immagini che documentano danni al patrimonio e al paesaggio perpetrati in tutto il territorio nazionale e che per ragioni tecniche non è stato possibile inserire nel sito.

Ora grazie a questo strumento intendiamo mettere progressivamente online il nostro archivio fotografico e soprattutto integrarlo con nuove foto.

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lunedì 27 febbraio 2006

Cagliari. VIA LA LEGNAIA DALL'ANFITEATRO ROMANO !

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From: stefano deliperi Sent: Monday, February 27, 2006 4:47 PM

Subject: VIA LA LEGNAIA DALL'ANFITEATRO ROMANO !


VIA LA LEGNAIA DALL'ANFITEATRO ROMANO !
Il T.A.R. Sardegna, con sentenza del 24 febbraio scorso, ha accolto le ragioni del Soprintendente per i beni archeologici che chiedeva la rimozione dell'allestimento ligneo per gli spettacoli estivi (inizialmente predisposti dall'Ente Lirico di Cagliari) che dal 2000, purtroppo, ricopre l'Anfiteatro romano di Cagliari, il principale monumento di epoca romana esistente in Sardegna nonché uno dei tre soli anfiteatri romani scavati nella roccia ancora esistenti. Il Comune di Cagliari ha perso il ricorso. Infatti, con la nota n. 6735 del 9 ottobre 2000 il Soprintendente Archeologico di Cagliari invitava il Comune di Cagliari "a provvedere, con la consentita sollecitudine, alla restituzione del monumento alla naturalità del contesto archeologico e perciò a rimuovere tutte le impalcature lignee relative alla platea ed al palco, nonché alle gradinate delle estremità settentrionale, orientale e occidentale e delle relative vie di fuga, fatti salvi gli apprestamenti idonei a consentire l'agibilità dell'edificio alla visita del pubblico … e quanto altro necessario a garantire, sul piano della sicurezza, il rispetto della normativa vigente". Detta nota veniva dall'Amministrazione comunale cagliaritana impugnata davanti al T.A.R. Sardegna con l'esito sostanziale di fermare fino al momento attuale qualsiasi operazione di rimozione di quello che doveva essere un allestimento amovibile e temporaneo. L'Anfiteatro romano riveste le caratteristiche di "bene culturale" ai sensi degli artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 ed è tutelato con vincolo paesaggistico ai sensi dell'art. 142, comma 1°, lettera m, del decreto legislativo n. 42/2004. Ai sensi dell'art. 20 del decreto legislativo n. 42/2004, "i beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure da recare pregiudizio alla loro conservazione";L'intervento, definito in tutti gli atti disponibili "temporaneo e reversibile", risulta autorizzato con condizioni sul piano della tutela archeologica con note Soprintendente Beni Archeologici n. 7252/1 del 14 ottobre 1998, n. 8840 del 9 novembre 1998, n. 9373 del 25 novembre 1998, n. 8989/1 del 23 dicembre 1999 (relativa alle modalità del rilievo archeologico, che presuppone la completa rimozione degli interventi) n. 9170 del 30 dicembre 1999 (individuazione dei 44 punti di appoggio ed ancoraggio) e n. 3375/1 del 16 maggio 2000;d'altra parte, la Soprintendenza per i beni Archeologici non poteva non autorizzare un intervento relativo ad "usi non compatibili con il … carattere storico od artistico oppure tali da creare pregiudizio alla … conservazione o integrità" ex art. 21 del decreto legislativo n. 490/1999 allora vigente (Cass. pen., sez. III, 19 gennaio 1994, n. 2288). Analogamente l'Assessorato reg.le P.I. e BB.CC. - Ufficio tutela paesaggio aveva rilasciato il nullaosta paesaggistico n. 9164 del 30 novembre 1998 ex art. 151 del decreto legislativo n. 490/1999 allora vigente "visto il carattere di amovibilità e temporaneità dell'intervento" ed il medesimo Consiglio comunale aveva approvato il progetto definitivo ex art. 42 della normativa di attuazione. P.R.G. allora vigente (deliberazione n. 21 del 23 febbraio 999) con la considerazione che "il progetto è costituito essenzialmente da strutture di adeguamento quasi interamente amovibili ad eccezione di alcuni locali (servizi igienici, n.d.r.) di modesto volume". L'intervento comunale di allestimento ligneo ha beneficiato di un finanziamento pubblico di 6,5 miliardi complessivi di vecchie lire ai sensi della legge n. 270/1997 e della legge regionale n. 30/1993 condizionato all'utilizzo dell'intervento medesimo per almeno 5 anni, scaduti nel 2005. Dopo numerosi esposti, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, con la nota del 16 maggio 2005, chiedevano per l'ennesima volta la rimozione della persistente "legnaia" dall'Anfiteatro romano, ormai palesemente illegittima: infatti, ai sensi degli artt. 16 del regio decreto n. 1457/1940 e 158 del decreto legislativo n. 42/2004, l'autorizzazione paesaggistica perde efficacia con lo scadere del periodo di cinque anni dall'emanazione, per cui, qualora non sia intervenuto nuovo nullaosta, dal dicembre 2003 l'allestimento ligneo non sarebbe autorizzato sul piano paesaggistico. Ora il pronunciamento del T.A.R. Sardegna: che farà l'Amministrazione comunale del sindaco Floris ? Continuerà a fare orecchie da mercante ? Decenza e rispetto della legge vorrebbero l'avvìo, senza ulteriori indugi, delle procedure per la rimozione dell'allestimento ligneo e la restituzione dell'Anfiteatro romano alla natura di bene culturale archeologico ed alla piena fruizione pubblicap.
Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra
Stefano Deliperi

sabato 11 febbraio 2006

Molentargius: storia di una piscina...abusiva...

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From: stefano deliperi Sent: Saturday, February 11, 2006 5:41 PM
Subject: storia di una piscina...abusiva...

Cari amici, sotto potete leggere la storia di una piscina con non proprio tutte le carte in regola. Buona lettura.....
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/

da La Nuova Sardegna, 11 febbraio 2006L'opera abusiva dovrebbe essere presto demolita

La piscina al Molentargius: dopo il decreto penale il Comune prepara sanzioni. MAURO LISSIA. CAGLIARI. Dopo la richiesta di un decreto penale di condanna da parte della Procura della Repubblica, il Comune si è accorto che l'imprenditore Aldo Pili - fratello del più noto esponente di Forza Italia, Mauro Pili - ha realizzato abusivamente nel giardino della sua casa a Medau su Cramu, in via dei Gelsomini, un'accogliente piscina ovale, la cui immagine scattata da un aereo è stata pubblicata dalla Nuova Sardegna. Malgrado visite e ispezioni tecniche, nessuno l'aveva vista. Anzi: per Pili - come ha dichiarato alla Forestale - si trattava soltanto di una piccola vasca per l'irrigazione. Il 28 novembre scorso - ma solo in questi giorni il Gruppo di Intervento giuridico ha ottenuto i documenti - il servizio edilizia privata ha rilevato tutt'altro: una "vasca interrata di forma ellittica" è stata costruita in un'area protetta da vincolo di tutela panoramica e "in assenza di autorizzazione edilizia". In sostanza un abuso bello e buono, commesso proprio al centro del parco regionale del Molentargius in dispregio di qualsiasi norma. Il Comune ha avviato il procedimento sanzionatorio, che Pili è riuscito a far sospendere con una richiesta di 'accertamento di conformità'. Come dire: fra burocrazie e passaggi tecnici passerà ancora qualche mese, nel frattempo il giudice dovrebbe decidere sul decreto penale richiesto dal pm Andrea Massidda, che - una volta accertato l'abuso - dovrebbe prevedere il ripristimo dei luoghi, vale a dire la demolizione immediata della piscina. Curioso osservare che un parere positivo sulla possibilità di non demolire la piscina era arrivato: la firma è quella di Lucio Pani, l'ex direttore dell'ufficio regionale tutela del paesaggio imputato di corruzione, truffa, falso e abuso d'ufficio proprio per la presunta abitudine ad avallare la realizzazione di opere illegali. In questo caso Pani scrive che "le opere realizzate abusivamente non sono per caratteristiche e dimensioni di pregiudizio ai beni oggetto della tutela paesistica". Sulla base di questa valutazione personalissima Pani esprime parere favorevole. Sulla proprietà di Aldo Pili a Medau su Cramu il pm Massidda aveva aperto due anni fa un'altra inchiesta, poi finita in archivio: la denuncia degli ambientalisti era legata quella volta all'edificio, un vecchio stazzo di pastori per il ricovero degli animali, acquistato e ristrutturato dall'ingegnere. Non c'era il cartello di inizio lavori e neppure il numero dell'autorizzazione edilizia, che comparvero d'incanto solo dopo che la Nuova Sardegna pubblicò le fotografie dei lavori in corso. L'ispezione condotta dai carabinieri non mise però in luce alcunchè di irregolare. Mesi dopo però attorno alla proprietà Pili a Medau su Cramu è comparsa una recinzione ancora più alta e impermeabile: c'è voluta una fotografia aerea per scoprire che all'interno i lavori erano andati avanti, stavolta per costruire una vasca col fondo azzurro, a forma di goccia, che appare chiaramente una piscina. Nuova denuncia e nuova inchiesta giudiziaria, con conclusioni del tutto opposte alla prima.

mercoledì 1 febbraio 2006

Cagliari: lo scempio del Poetto in Tribunale.....

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From: stefano deliperi Sent: Wednesday, February 01, 2006 4:46 PM
Subject: lo scempio del Poetto in Tribunale.....

Cari amici, l'udienza preliminare del procedimento penale relativo al "ripascimento" del Poetto prosegue... Buona lettura.....
Stefano Deliperi
Gruppo d'Intervento Giuridico

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/

da La Nuova Sardegna, 1 febbraio 2006
Ripascimento. L'ex presidente della Provincia chiede il giudizio abbreviato e chiama due testi a difesa. Poetto: il processo si spacca in due. L'impianto accusatorio dei pm al test di un solo giudice. Parte civile la Provincia il comune di Quartu e il gruppo di Deliperi.
CAGLIARI. Il processo ai tredici imputati per il disastroso ripascimento del Poetto si divide in due: l'ex presidente della Provincia Sandro Balletto ha chiesto il giudizio abbreviato per rispondere in tempi stretti alle accuse di concorso in abuso d'ufficio e danneggiamento aggravato che gli vengono contestate dai pubblici ministeri Guido Pani e Daniele Caria. Il suo difensore Rodolfo Meloni ha presentato l'istanza al gup Giorgio Cannas condizionandola all'audizione di due testimoni: il geologo marino Antonio Ulzega e l'ex comandante del porto Giovanni Camboni. Concesso: saranno sentiti il 17 febbraio, quando il procedimento - salvo clamorosi passi indietro - dovrebbe imboccare due strade parallele. Una davanti al gup, con imputati Balletto e il biologo Luigi Aschieri. L'altra di fronte alla prima sezione del tribunale presieduta da Francesco Sette. Per il caso-Poetto è una svolta, perchè se la posizione di Aschieri va considerata marginale nell'economia del processo, quella di Balletto è l'architrave della lunga e complessa indagine conclusa dalla Procura. Se cadessero le accuse per l'ex presidente della Provincia, sarebbe un colpo mortale per l'intera architettura processuale. La scelta di Balletto e del suo legale appare da un lato coraggiosa e dall'altro comprensibile sul piano tattico: rispetto a un processo fondato su una raccolta monumentale di documenti un esame lungo e ponderato da parte del tribunale in composizione collegiale potrebbe essere più rischioso. Soprattutto per chi è convinto di avere in mano le carte giuste per arrivare a un'assoluzione piena. Carte giocate subito: una è l'intervista di Antonio Ulzega alla Nuova Sardegna, in cui il docente universitario rispose indirettamente ai consiglieri regionali - che chiedevano la sospensione immediata del ripascimento - sostenendo la compatibilità della sabbia di mare con le esigenze di recupero della spiaggia. Con quelle dichiarazioni pubbliche Ulzega respinse l'allarme generale, per lui l'operazione avviata dalla Provincia non era dannosa. L'altra carta è legata al comandante Antonio Camboni: neppure lui - a sentire la difesa - s'avvalse del potere di ordinare lo stop ai lavori. La loro audizione è importante perchè l'accusa rivolta a Balletto è ancorata proprio alla scelta di non interrompere l'intervento quando appariva evidente che il materiale riversato sull'arenile era molto diverso dalla sabbia bianchissima del Poetto. Balletto ha sempre detto: non spettava a me fermare il lavoro della draga, se l'avessi fatto il danno per l'amministrazione sarebbe stato ancora più grave. Per di più il presidente della Provincia aveva in mano pareri autorevoli per respingere le pressioni: Ulzega su tutti, poi anche quello dei consulenti scientifici. Si tratta di capire se tanto basterà a convincere il giudice della sua innocenza. L'udienza di ieri è durata in tutto un'ora e mezzo. Solita folla di avvocati, con tre new-entry che portano a otto il numero delle parti civili in campo: si è costituita la Provincia, ma solo contro gli imputati esterni all'amministrazione. Parte civile anche il Gruppo di Intervento giuridico con l'avvocato Guendalina Garau e il comune di Quartu con l'avvocato Carlo Augusto Melis. Il gup Cannas ha sciolto la riserva sull'istanza dell'avvocato dello stato Giandomenico Tenaglia, per il quale la Provincia dev'essere chiamata a rispondere come responsabile civile: accolta. Come dire che la Provincia sarà parte offesa, imputata attraverso i suoi ex amministratori politici e dirigenti, poi anche responsabile dei danni arrecati se il processo confermerà le accuse. Un guazzabuglio piuttosto imbarazzante, dal quale il presidente Graziano Milia aveva provato a sottrarre la propria amministrazione per poi cambiare idea all'avvio del processo. Con Balletto sono imputati di abuso d'ufficio e danneggiamento aggravato l'ex assessore provinciale ai lavori pubblici Renzo Zirone (difeso dall'avvocato Luigi Concas) e lo staff dirigenziale della Provincia composto da Salvatore Pistis e Andrea Gardu (difesi da Andrea Pogliani), il responsabile del procedimento Lorenzo Mulas (avvocati Salvatore Casula e Antonio Cabriolu). Poi il presidente dell'Ati Mantovani-Sidra-Gavassino Piergiorgio Baita (avvocato Franco Antonelli e Alfredo Biagini), il dipendente della Sidra Daniele Defendi (avvocato Leonardo Filippi) sono tutti accusati di concorso in danneggiamento aggravato. Falso ideologico è il reato contestato alla commissione di monitoraggio nominata dalla Provincia, composta da Andrea Atzeni, Paolo Orrù, Giovanni Serra (difesi da Francesco Marongiu) e Luigi Aschieri (Paolo Pirastu) oltre che ai dirigenti Pistis e Gardu che dovevano vigilare insieme al geologo Antonello Gellon (difeso da Gianni Locci) sul lavoro della draga. L'amministratore della società Sarcobit Marcello Vacca (Concas) insieme a Zirone, Gardu e Mulas è infine accusato di aver stoccato senza autorizzazione 800 metri cubi di rifiuti nell'area del tiro a volo. Il processo va avanti il 17 febbraio, quando - dopo i testi - dovrebbe aprirsi la discussione.da Sardegna Oggi (www.sardegnaoggi.it), 31 gennaio 2006Processo Poetto: per Balletto chiesto rito abbreviato Processo ripascimento Poetto: 12 indagati. Nella mattinata, in occasione della terza udienza del processo, l'avvocato Rodolfo Meloni ha chiesto il rito abbreviato per il suo assistito: Sandro Balletto, l'ex presidente della Provincia di Cagliari è accusato, come l'ex-assessore all'ambiente, Renzo Zirone, di danneggiamento aggravato e abuso d'ufficio. CAGLIARI


- Richiesto il rito abbreviato per l'ex presidente della Provincia Sandro Balletto. La richiesta è stata avanzata dal suo legale, l'avvocato Rodolfo Meloni, nella terza udienza del processo davanti al Gup per i danni provocati al Poetto dal ripascimento Nell'udienza di oggi il giudice udienza preliminare ha ammesso come parti civili la Provincia di Cagliari, il Comune di Cagliari e l'associazione ambientalista Gruppo di Intervento Giuridico. Per altre 12 persone, oltre Balletto, la procura della Repubblica di Cagliari ha chiesto il rinvio a giudizio, figura anche l'allora assessore all'Ambiente Renzo Zirone.

Il giudice Giorgio Cannas si esprimerà solo dopo il 17 febbraio, quando chiamerà al tavolo dei testimoni il docente universitario Antonio Ulzega e l'ex comandante della capitaneria di porto di Cagliari Antonio Camboni. Un altro testimone sederà sul tavolo, ma il suo nome non è stato reso noto. Il teste dovrebbe fornire informazioni utili per valutare la posizione di un dirigente della Provincia indagato. Per il 24 febbraio è stato fissato il dibattimento generale.

L'inchiesta sul disastro Poetto iniziò nella primavera del 2002, dopo che sull'arenile furono riversate svariati metri cubi di sabbia scura. L'acqua divenne torbida ed il colore della sabbia da oro si trasformò in grigio. Infinite le denunce della stampa, di associazioni ambientaliste e di privati cittadini. Iniziarono le indagini e finirono sotto accusa Balletto e Zirone, rei, stando all'accusa, di non aver fermato l'idrovora con cui l'azienda incaricata del ripascimento, l'Ati Mantovani-Sidra-Gavassino, inondò l'arenile cagliaritano con la sabbia scura. I reati contestati sono di danneggiamento aggravato e abuso d'ufficio.

Per gli stessi reati indagate altre quattro persone. S. P., geologo a capo dei lavori, A. G., che ne era il direttore, a L.M., funzionario responsabile del procedimento e coordinatore del progetto di salvaguardia del Poetto, e a D.D., dipendente della Sidra.

Il presidente del cda della Mantovani e rappresentante dell'Ati, P.B., che realizzò materialmente il ripascimento è indagato per danneggiamento aggravato. Per quattro membri della commissione di monitoraggio, L. A., A. A., P. O. e G. S., l'accusa è di falso in atto pubblico, la stessa per A. G., il geologo che ha analizzato la draga. Per M. V., amministratore della societa' Sarcobit, l'accusa e' di violazione del decreto di stoccaggio dei rifiuti, per aver stoccato 800 metri cubi di rifiuti dalla spiaggia nell'area del tiro a volo, dietro il Poetto.