Presentazione dell'iniziativa: PAESAGGIOSOS.

Questo è il blog del sito PatrimonioSos, nato nel 2002 per iniziativa di semplici cittadini che operano in maniera del tutto volontaria e disinteressata per la difesa del patrimonio artistico italiano.

Nel corso degli anni alla redazione di PatrimonioSos sono arrivate numerose immagini che documentano danni al patrimonio e al paesaggio perpetrati in tutto il territorio nazionale e che per ragioni tecniche non è stato possibile inserire nel sito.

Ora grazie a questo strumento intendiamo mettere progressivamente online il nostro archivio fotografico e soprattutto integrarlo con nuove foto.

INVIATECI LE VOSTRE FOTO all'indirizzo:
lamonica1.paesaggiosos@blogger.com

LE ISTRUZIONI PER L'INVIO NEL MENU DI SINISTRA DEL BLOG.

martedì 29 maggio 2007

Teatro Romano abbandonato.

Da: luigi la monaca [mailto:luigilamonaca@gmail.com] - Inviato: martedì 29 maggio 2007 11.33 Oggetto: Teatro Romano abbandonato.


Grazie per l'attenzione e la collaborazione.
Luigi La Monaca Presidente Provinciale Ekoclub International

Benevento 29 maggio 2007

COMUNICATO STAMPA Erba di casa mia!

Nella città di Benevento, tra un sacchetto di immondizia e l'altro, esistono e gravitano sul territorio e, sotto il territorio, un numero infinito di reperti storici di valore eccezionale.

In via Munanzio Planco, sotto terra, c'è un Anfiteatro Romano, grande quanto il Colosseo di Roma che, agli albori dell'epoca romana, ospitava anche una prestigiosa scuola di gladiatori accompagnati da belve feroci affamate di "cristiani". A poche centinaia di metri, nell'abbandono più assoluto, langue il Teatro Romano. Il Teatro Romano, a differenza dell'Anfiteatro, è stato più fortunato essendo stato "tirato fuori" dalla creta rossa beneventana, e ancora oggi ospita spettacoli teatrali. La nostra associazione vuole far notare, in particolar modo, alla soprintendenza ai beni culturali, lo stato di degrado in cui versa il Teatro Romano dentro e fuori. Il Presidente Provinciale di Ekoclub Luigi La Monaca, visitando il Teatro Romano, assieme all'artista portoghese Pedro Cabrita Reis e al Direttore di Arcos Danilo Eccher, ha notato, ancora una volta che, oltre alle orrende transenne di Piazza Ponzio Telesino, anche all'interno il Teatro Romano è in stato di profondo abbandono. Erba in ogni posto, sugli scalini, sulla cavea, nell'orchestra. Possibile che chi amministra questi tesori non riesce a compiere lo straordinario (fare emergere l'anfiteatro) ma, soprattutto, non riesce a compiere una semplice e banale ordinaria manutenzione…vergogna!

Ekoclub si propone di prendere in gestione la manutenzione e soprattutto la pulizia del monumento visto e considerato che chi è preposto a questo scopo riesce solo a ritirare lo stipendio a fine mese!

Luigi La Monaca – Presidente Provinciale Ekoclub International –

Via Perinetto 38 – 82100 Benevento – tel 0824313674 – fax 0824313673 –

e- mail mailto:luigilamonaca@gmail.com

Quartu S. Elena - Villa Romana di S. Andrea: quarto mondo della cultura

----- Original Message -----
From: Stefano Deliperi
Sent: Tuesday, May 29, 2007 3:56 PM

VILLA ROMANA DI S. ANDREA: QUARTO MONDO DELLA CULTURA.
La Soprintendenza per i beni archeologici ha risposto (nota prot. n. 3294 del 10 maggio 2007) all'esposto inoltrato il 12 aprile 2007 dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico contro la penosa situazione di degrado in cui versa tuttora la villa romana sul litorale di Sant'Andrea, in Comune di Quartu S. Elena (CA), da anni in affidamento all'Amministrazione comunale. La Soprintendenza condivide "le apprensioni per i ruderi della Villa romana" e conferma il sostanziale stato di abbandono dopo il primo intervento di demolizione della "seconda casa" sopra realizzata, di pulizia e di scavo effettuati nel 2000. "L'area, già recintata, è ora priva di protezioni e, in occasione degli ultimi sopralluoghi congiunti effettuati, si è constatato il crollo di una parte della volta del grande ambiente interrato, sul quale si sarebbe dovuti intervenire almeno con alcune misure minime di sicurezza, in attesa di stilare un progetto di più ampio respiro". Con nota n. 3150 del 17 aprile 2003 la Soprintendenza autorizzava, sul piano archeologico, il Comune di Quartu S. Elena per la realizzazione del progetto di salvaguardia del Nuraghe Diana (III lotto), che prevedeva, fra gli obiettivi (ma non fra gli interventi) la tutela dei ruderi della villa romana. Tuttavia non è stato fatto assolutamente nulla, con il risultato di accentuare il degrado di un rilevante patrimonio archeologico, potenzialmente valido anche sotto il profilo della fruizione turistica. Ripercorriamo le incredibili vicende di quest'area archeologica. Lungo il litorale di Sant'Andrea, in Comune di Quartu S. Elena (CA), in parte sulla terraferma ed in parte sotto pochi centimetri d'acqua, sono presenti i resti di una delle rare villae costiere romane del Mediterraneo. Si tratta di un complesso residenziale-produttivo con ambienti termali, un piccolo approdo e, quasi certamente, un impianto di acquacoltura risalente al II-IV sec. d. C. Nel XVI secolo sui ruderi della villa romana venne realizzata la torre costiera di S. Andrea nell'ambito del sistema di difesa spagnolo contro le incursioni barbaresche. Un vero condensato di storia e di testimonianze archeologiche che ha resistito ai secoli, alle intemperie, alle scorrerie piratesche, alle guerre, ma non riuscì ad opporsi a quella melma cementizia montante che è la speculazione edilizia alla quartese. Infatti, nel 1965, una carica di esplosivo distrusse la torre costiera e consentì la realizzazione di un bel terrazzamento sul quale venne edificata una residenza stagionale, una "seconda casa", per intenderci. Ogni commento è superfluo. Sul finire degli anni '70 del secolo scorso, la dott.ssa Donatella Salvi (Soprintendenza archeologica di Cagliari) compì e studi e rilievi di caratteri archeologico sul sito ("Ruderi romani a Sant'Andrea – Cagliari" in Mondo Archeologico, n. 25, marzo 1978), successivamente ripresi nella letteratura scientifica ma soprattutto fondamentali per l'apposizione del vincolo archeologico con il decreto ministeriale del 10 luglio 1982 ai sensi della legge n. 1089/1939. Nonostante il provvedimento di tutela, i gravi atti di manomissione e di degrado continuarono: l'allora Assessore comunale all'Urbanistica, Mario Murgia, il 14 maggio 1992 denunciò alla Soprintendenza Archeologica, alla Capitaneria di Porto ed alla Procura della Repubblica presso la Pretura di Cagliari la realizzazione abusiva sui ruderi della villa romana e nel demanio marittimo di un passaggio per mezzi pesanti ottenuto con asportazione e dragaggio di materiale, uno sbarramento-banchinamento a mare per costituire ricovero barche. Tali lavori abusivi, denunciati alla Magistratura successivamente anche dalla Soprintendenza Archeologica e dalla Capitaneria di Porto per quanto di loro competenza, hanno causato considerevoli danni al patrimonio archeologico. Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, dopo un accurato lavoro conoscitivo svolto dal prof. Antonello Fruttu, inoltrarono il 3 febbraio 1998 un circostanziato esposto alle pubbliche amministrazioni competenti per far recuperare alla salvaguardia ed alla fruizione pubblica l'area archeologica. Nel mentre si diffondevano in quei giorni insistenti voci di un interessamento di un noto personaggio della politica regionale per l'acquisizione della "seconda casa" con imbarcadero archeologico. L'esposto ecologista ebbe effetti insperati. La Soprintendenza archeologica (nota n. 1022/1 del 12 febbraio 1998) confermava l'alto valore culturale dei ruderi romani, una delle poche Villae rimaste sul mare in tutto il Mediterraneo, certamente meritevole di un accurato lavoro di indagine archeologica finalizzato al recupero, alla salvaguardia ed alla successiva fruizione collettiva. L'Assessorato regionale P.I. e BB.CC., competente in tema di tutela paesaggistica, comunicava (nota n. 1340 del 24 febbraio 1998) invece che la richiesta ecologista di informazioni ed intervento era "stata formulata in modo troppo generico e che, pertanto, al fine dell'individuazione e successiva messa a disposizione della documentazione richiesta, si rende necessario specificare di quali atti viene richiesta la riproduzione". Ora, visto che nella citata richiesta si chiedeva "l'invìo ... di copia delle necessarie autorizzazioni amministrative (concessioni demaniali, nullaosta paesaggistici, concessioni edilizie, ecc.) rilasciate in favore delle strutture edilizie citate" e che le "strutture edilizie citate" nell'esposto sono la "villa romana" (o meglio i suoi "ruderi") e la "residenza stagionale" (o "seconda casa") sopra costruita, nelle stanze dell'Assessorato regionale, dovevano certo atleticamente chiedersi se ci interessavano le autorizzazioni relative all'edificazione della "residenza stagionale" o quelle della "villa romana". In quest'ultimo caso ci saremmo dovuti rivolgere all'imperatore Diocleziano, contemporaneo del costruttore della "villa"..... Fortunatamente c'è chi si è mosso in modo diverso: grazie all'intervento della Capitaneria di Porto di Cagliari, la Soprintendenza per i Beni Archeologici e il Comune di Quartu S. Elena poterono rientrare in possesso della struttura edilizia (1999), insistente sul demanio marittimo, e provvedere alla relativa demolizione ed a una successiva, parziale, campagna di pulizia e di scavi (i resoconti sono in D. Salvi, "Atti del Convegno internazionale Stabile: storia e architettura", Ministero B.A.C., 2000). Tuttavia, una volta terminata (2000), nonostante varie assicurazioni pubbliche, il sito di interesse archeologico non è stato in alcun modo valorizzato e nemmeno posto in condizioni minime di salvaguardia e di sicurezza, come è agevole verificare. In ormai diversi anni il Comune di Quartu S. Elena, oggi consegnatario del sito archeologico e dell'area demaniale, per quel che si sa, non è stato minimamente in grado di tutelarla e valorizzarla correttamente. Per porre fine a questo incredibile stato di degrado, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno inoltrato un nuovo esposto (12 aprile 2007) al Ministero dei beni culturali, agli Assessori regionali dell'urbanistica e dei beni culturali, al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, al Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici, al Soprintendente per i beni archeologici di Cagliari, al Sindaco di Quartu S. Elena e, per opportuna conoscenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari. L'area in argomento ricade nel demanio marittimo, è tutelata con specifico vincolo paesaggistico e storico-culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni), mentre la fascia costiera dei mt. 300 dalla battigia è tutelata con specifico vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993). Nel piano paesaggistico regionale – P.P.R., recentemente approvato con deliberazione Giunta regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006, l'area appare ricompresa nell'ambito di paesaggio costiero n. 1 "Golfo di Cagliari" (art. 14 delle norme tecniche di attuazione) ed è classificata "insediamento archeologico". Pur essendo il Comune di Quartu S. Elena provvisto di P.U.C. definitivamente approvato ed in vigore, si applicano per tale ambito di paesaggio costiero le disposizioni cautelari provvisorie (art. 1 della legge n. 1902/1952 e successive modifiche ed integrazioni) di cui all'art. 15, comma 3°, delle norme tecniche di attuazione del P.P.R. Appare decisamente auspicabile la realizzazione di una campagna di scavi archeologici finalizzata alla successiva definitiva realizzazione di interventi di protezione e di fruizione pubblica, comprendenti la rimozione dei fattori ostativi (costruzioni, detriti, ecc.), la predisposizione degli opportuni sistemi di protezione e sicurezza dei ruderi di interesse archeologico, la sistemazione di adeguati materiali illustrativi, ecc. Iniziando con qualche poco dispendioso intervento mirato, si potrebbe tutelare il patrimonio culturale e fornire un richiamo turistico in un litorale fin troppo "massacrato" dal cemento, spesso illegale. p. Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra Stefano Deliperi

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/

lunedì 28 maggio 2007

Qartu S. Elena - Villa romana di S. Andrea: quarto mondo della cultura


----- Original Message ----- Sent: Monday, May 28, 2007 4:12 PM


VILLA ROMANA DI S. ANDREA: QUARTO MONDO DELLA CULTURA.

La Soprintendenza per i beni archeologici ha risposto (nota prot. n. 3294 del 10 maggio 2007) all'esposto inoltrato il 12 aprile 2007 dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico contro la penosa situazione di degrado in cui versa tuttora la villa romana sul litorale di Sant'Andrea, in Comune di Quartu S. Elena (CA), da anni in affidamento all'Amministrazione comunale.

La Soprintendenza condivide "le apprensioni per i ruderi della Villa romana" e conferma il sostanziale stato di abbandono dopo il primo intervento di demolizione della "seconda casa" sopra realizzata, di pulizia e di scavo effettuati nel 2000. "L'area, già recintata, è ora priva di protezioni e, in occasione degli ultimi sopralluoghi congiunti effettuati, si è constatato il crollo di una parte della volta del grande ambiente interrato, sul quale si sarebbe dovuti intervenire almeno con alcune misure minime di sicurezza, in attesa di stilare un progetto di più ampio respiro". Con nota n. 3150 del 17 aprile 2003 la Soprintendenza autorizzava, sul piano archeologico, il Comune di Quartu S. Elena per la realizzazione del progetto di salvaguardia del Nuraghe Diana (III lotto), che prevedeva, fra gli obiettivi (ma non fra gli interventi) la tutela dei ruderi della villa romana. Tuttavia non è stato fatto assolutamente nulla, con il risultato di accentuare il degrado di un rilevante patrimonio archeologico, potenzialmente valido anche sotto il profilo della fruizione turistica.

Ripercorriamo le incredibili vicende di quest'area archeologica.

Lungo il litorale di Sant'Andrea, in Comune di Quartu S. Elena (CA), in parte sulla terraferma ed in parte sotto pochi centimetri d'acqua, sono presenti i resti di una delle rare villae costiere romane del Mediterraneo. Si tratta di un complesso residenziale-produttivo con ambienti termali, un piccolo approdo e, quasi certamente, un impianto di acquacoltura risalente al II-IV sec. d. C. Nel XVI secolo sui ruderi della villa romana venne realizzata la torre costiera di S. Andrea nell'ambito del sistema di difesa spagnolo contro le incursioni barbaresche. Un vero condensato di storia e di testimonianze archeologiche che ha resistito ai secoli, alle intemperie, alle scorrerie piratesche, alle guerre, ma non riuscì ad opporsi a quella melma cementizia montante che è la speculazione edilizia alla quartese. Infatti, nel 1965, una carica di esplosivo distrusse la torre costiera e consentì la realizzazione di un bel terrazzamento sul quale venne edificata una residenza stagionale, una "seconda casa", per intenderci. Ogni commento è superfluo.

Sul finire degli anni '70 del secolo scorso, la dott.ssa Donatella Salvi (Soprintendenza archeologica di Cagliari) compì e studi e rilievi di caratteri archeologico sul sito ("Ruderi romani a Sant'Andrea – Cagliari" in Mondo Archeologico, n. 25, marzo 1978), successivamente ripresi nella letteratura scientifica ma soprattutto fondamentali per l'apposizione del vincolo archeologico con il decreto ministeriale del 10 luglio 1982 ai sensi della legge n. 1089/1939. Nonostante il provvedimento di tutela, i gravi atti di manomissione e di degrado continuarono: l'allora Assessore comunale all'Urbanistica, Mario Murgia, il 14 maggio 1992 denunciò alla Soprintendenza Archeologica, alla Capitaneria di Porto ed alla Procura della Repubblica presso la Pretura di Cagliari la realizzazione abusiva sui ruderi della villa romana e nel demanio marittimo di un passaggio per mezzi pesanti ottenuto con asportazione e dragaggio di materiale, uno sbarramento-banchinamento a mare per costituire ricovero barche. Tali lavori abusivi, denunciati alla Magistratura successivamente anche dalla Soprintendenza Archeologica e dalla Capitaneria di Porto per quanto di loro competenza, hanno causato considerevoli danni al patrimonio archeologico.

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, dopo un accurato lavoro conoscitivo svolto dal prof. Antonello Fruttu, inoltrarono il 3 febbraio 1998 un circostanziato esposto alle pubbliche amministrazioni competenti per far recuperare alla salvaguardia ed alla fruizione pubblica l'area archeologica. Nel mentre si diffondevano in quei giorni insistenti voci di un interessamento di un noto personaggio della politica regionale per l'acquisizione della "seconda casa" con imbarcadero archeologico. L'esposto ecologista ebbe effetti insperati.

La Soprintendenza archeologica (nota n. 1022/1 del 12 febbraio 1998) confermava l'alto valore culturale dei ruderi romani, una delle poche Villae rimaste sul mare in tutto il Mediterraneo, certamente meritevole di un accurato lavoro di indagine archeologica finalizzato al recupero, alla salvaguardia ed alla successiva fruizione collettiva. L'Assessorato regionale P.I. e BB.CC., competente in tema di tutela paesaggistica, comunicava (nota n. 1340 del 24 febbraio 1998) invece che la richiesta ecologista di informazioni ed intervento era "stata formulata in modo troppo generico e che, pertanto, al fine dell'individuazione e successiva messa a disposizione della documentazione richiesta, si rende necessario specificare di quali atti viene richiesta la riproduzione". Ora, visto che nella citata richiesta si chiedeva "l'invìo ... di copia delle necessarie autorizzazioni amministrative (concessioni demaniali, nullaosta paesaggistici, concessioni edilizie, ecc.) rilasciate in favore delle strutture edilizie citate" e che le "strutture edilizie citate" nell'esposto sono la "villa romana" (o meglio i suoi "ruderi") e la "residenza stagionale" (o "seconda casa") sopra costruita, nelle stanze dell'Assessorato regionale, dovevano certo atleticamente chiedersi se ci interessavano le autorizzazioni relative all'edificazione della "residenza stagionale" o quelle della "villa romana". In quest'ultimo caso ci saremmo dovuti rivolgere all'imperatore Diocleziano, contemporaneo del costruttore della "villa".....

Fortunatamente c'è chi si è mosso in modo diverso: grazie all'intervento della Capitaneria di Porto di Cagliari, la Soprintendenza per i Beni Archeologici e il Comune di Quartu S. Elena poterono rientrare in possesso della struttura edilizia (1999), insistente sul demanio marittimo, e provvedere alla relativa demolizione ed a una successiva, parziale, campagna di pulizia e di scavi (i resoconti sono in D. Salvi, "Atti del Convegno internazionale Stabile: storia e architettura", Ministero B.A.C., 2000). Tuttavia, una volta terminata (2000), nonostante varie assicurazioni pubbliche, il sito di interesse archeologico non è stato in alcun modo valorizzato e nemmeno posto in condizioni minime di salvaguardia e di sicurezza, come è agevole verificare. In ormai diversi anni il Comune di Quartu S. Elena, oggi consegnatario del sito archeologico e dell'area demaniale, per quel che si sa, non è stato minimamente in grado di tutelarla e valorizzarla correttamente.

Per porre fine a questo incredibile stato di degrado, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno inoltrato un nuovo esposto (12 aprile 2007) al Ministero dei beni culturali, agli Assessori regionali dell'urbanistica e dei beni culturali, al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, al Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici, al Soprintendente per i beni archeologici di Cagliari, al Sindaco di Quartu S. Elena e, per opportuna conoscenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

L'area in argomento ricade nel demanio marittimo, è tutelata con specifico vincolo paesaggistico e storico-culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni), mentre la fascia costiera dei mt. 300 dalla battigia è tutelata con specifico vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993). Nel piano paesaggistico regionale – P.P.R., recentemente approvato con deliberazione Giunta regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006, l'area appare ricompresa nell'ambito di paesaggio costiero n. 1 "Golfo di Cagliari" (art. 14 delle norme tecniche di attuazione) ed è classificata "insediamento archeologico". Pur essendo il Comune di Quartu S. Elena provvisto di P.U.C. definitivamente approvato ed in vigore, si applicano per tale ambito di paesaggio costiero le disposizioni cautelari provvisorie (art. 1 della legge n. 1902/1952 e successive modifiche ed integrazioni) di cui all'art. 15, comma 3°, delle norme tecniche di attuazione del P.P.R.

Appare decisamente auspicabile la realizzazione di una campagna di scavi archeologici finalizzata alla successiva definitiva realizzazione di interventi di protezione e di fruizione pubblica, comprendenti la rimozione dei fattori ostativi (costruzioni, detriti, ecc.), la predisposizione degli opportuni sistemi di protezione e sicurezza dei ruderi di interesse archeologico, la sistemazione di adeguati materiali illustrativi, ecc. Iniziando con qualche poco dispendioso intervento mirato, si potrebbe tutelare il patrimonio culturale e fornire un richiamo turistico in un litorale fin troppo "massacrato" dal cemento, spesso illegale.

p. Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra

Stefano Deliperi

venerdì 25 maggio 2007

PARCO DELLE CAVE - QUARTO CAGNINO

Cliccare sulle immagini per ingrandirle
Spett.le Redazione Patrimoniosos,
allego anche la foto dell'ingresso del Parco delle Cave, insignito del titolo 'Tesoro del Mondo FWT-UNESCO (http://www.fwtunesco.org ) Friends of the World Treasure International Secretary'.

Il segnale da dare alle istituzioni e' di estrema attenzione e di vigilanza sulla tutela e valorizzazione del patrimonio pubblico, affinché Milano non diventi mai l'humus fertile per un'altra infernale 'Gomorra'.

Non si vuole contestare il legittimo diritto ad edificare, nessuno ha mai interferito nei lavori dei cantieri.

Un grande insediamento, comunque, deve essere sempre a prova delle verifich e della cittadinanza - unica sovrana della nostra democrazia - la quale ha il diritto di essere compartecipe di quello che si riflettera' sulla qualita' della vita, in particolare per progetti su territori sensibili come quello all'ingresso del Parco delle Cave da Quarto Cagnino, incuneato a pochi metri dalla preziosa area naturalistica.

Mi auguro che questa legittima battaglia di civiltà costituisca un caposaldo su cui far riflettere gli amministratori pubblici, estremi difensori della 'Res Pubblica' che significa anche tutela della collettività più debole.

Penso che la foto si commenti da sola.

Grazie ancora.
Massimo de Rigo

Altri documenti: http://www.cfu.it/doc/parco%20cave%20rinnovo/testo%20base%20com.2000.pdf

Altri documenti: http://www.partecipami.it/?q=node/3003&single=1

martedì 22 maggio 2007

Roma. Appello a Veltroni da Italia Nostra e Wwf: "Non profanare il Pincio, sotto c'è una domus romana"

----- Original Message -----
From: Comunicazione - Italia Nostra
Sent: Tuesday, May 22, 2007 4:23 PM

Si invia in allegato una delle foto del prof. Allan Ceen sul rinvenimento della domus romana. Su richiesta (da inviare a comunicazione@italianostra.org) è disponibile altra documentazione fotografica.
Roma, 22 maggio 2007
Appello a Veltroni da Italia Nostra e Wwf:
"Non profanare il Pincio, sotto c'è una domus romana"
Secondo il Codice dei beni culturali un simile comportamento è reatoLe scavatrici rischiano di abbattere non solo le splendide rampe del Valadier ma anche una domus romana. Lo ha spiegato – mostrando alcune significative foto da lui fatte durante il sondaggio archeologico a Piazza Napoleone I, effettuato dal 27 agosto al 4 ottobre 2004– il professor Allan Ceen, direttore dello "Studium Urbis" e professore di Storia dell'Urbanistica, nel corso della conferenza stampa, indetta da Italia Nostra, Wwf e il Comitato per l'Ecomobilità a Roma e nel Lazio.Carlo Ripa di Meana, consigliere nazionale di Italia Nostra, ha lanciato un appello al sindaco di Roma: "Caro Veltroni, sospendi l'attuazione del progetto e fa in modo che si scavi solo per rinvenire questi importanti reperti archeologici". Il presidente di Italia Nostra, Giovanni Losavio ha inviato una breve nota dove sostiene che deturpare le piazze è reato: "Converrà che le istituzioni della tutela – soprintendenze – prendano atto di un'assai rilevante innovazione introdotta con il Codice dei beni culturali e del paesaggio, che nell'articolo 10, dove definisce l''oggetto della tutela', comprende tra i beni culturali 'le pubbliche piazze, le vie, le strade e altri spazi urbani di interesse artistico e storico".Fulco Pratesi, presidente nazionale del Wwf ha fra l'altro affermato: "Sembra che l'amministrazione comunale sia affetta da una sindrome che definiremmo del "grillo talpa", dopo una politica che sta trasformando l'agro romano con pesanti fenomeni di consumo del territorio, oggi si inizia a pensare anche a nuove cubature sotto la superficie, al Pincio con un improvvido progetto dedicato alle auto, così come a Villa Ada con un'opera museale per il gioco e giocattolo". Bene farebbero il sindaco di Roma e il governo a prendere in considerazione – questo l'auspicio generale – le indicazioni delle associazioni ambientaliste. "Anche se, proprio oggi (ndr. Ieri)", ha ricordato Antonio Tamburrino, consigliere della sezione di Roma di Italia Nostra, "il ministro Antonio Di Pietro ha bollato le associazioni ambientaliste e i comitati che intendono partecipare alla realizzazione delle grandi opere pubbliche, come autori di 'ricatti preconcetti'. Quindi, per il ministro, le associazioni sono contro la legalità e il progresso. In realtà – come è evidente anche in questo caso - è vero l'esatto contrario".
Ufficio Stampa Italia Nostra:Gabriella Mecucci comunicazione@italianostra.org
Ufficio stampa WWF:Cesare Budoni cesare.budoni@gmail.com
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giovedì 17 maggio 2007

Torna ad Anversa il Fanciullo del Sagittario

----- Original Message -----
From: Augusto De Sanctis
Sent: Thursday, May 17, 2007 10:48 AM
Subject: comunicato - Torna ad Anversa il Fanciullo del Sagittario


Comunicato stampa del 17 maggio 2007
I reperti del "Fanciullo del Sagittario" ritornano nelle Gole del Sagittario in occasione dell'inaugurazione del museo naturalistico.
La Giornata delle Oasi del WWF ci consegna una storia particolare tra ambiente e antropologia.Gli esami in Australia con il C14 datano al 500 d.c. i resti trovati da una guardia del WWF nell'Oasi delle Gole del Sagittario e inusualmente inglobati in una concrezione calcarea. Dall'analisi paleopatologica diverse indicazioni sulle malattie del passato. Aveva circa 8 anni d'età e probabilmente era di sesso maschile, stante le caratteristiche dell'Ileo, un osso del bacino. Il cosiddetto "Fanciullo del Sagittario" fu seppellito in un arco temporale che va dal 469 al 599 d.c. sui monti abruzzesi tra le pareti calcaree delle selvagge Gole del Sagittario. Qui, alcuni anni fa, a 1500 anni dalla sepoltura, una guardia del WWF in perlustrazione nella Riserva Naturale delle Gole del Sagittario, scoprì casualmente questo scheletro ormai in parte inglobato nelle concrezioni calcaree. Furono ritrovati il cranio, la mandibola, le coste, le clavicole, quasi tutta la colonna vertebrale e ed alcuni elementi ossei del bacino e degli arti superiori ed inferiori. La Sovrintendenza di Chieti e il Prof. Capasso con la sua equipe, la Dr.ssa Sara Patullo e il Dr.Ruggero D'Anastasio, antropologi della Sezione di Antropologia dell'Università di Chieti, hanno provveduto a studiare il reperto che, per la particolare sepoltura e la mancanza di corredo funebre, era di difficile datazione. Pertanto alcuni resti sono stati spediti ad un laboratorio australiano, l'Ansto di Menai, che, tramite l'esame del C14, isotopo del Carbonio, ha permesso di datare il reperto con una certa precisione. A queste sono seguite attente analisi paleopatologiche, alla ricerca delle eventuali malattie del giovane. Sono, quindi, emerse una malformazione congenita, la spina bifida, e una particolare erosione della fossa orbitaria destra, probabilmente legata ad una forma di anemia cronica. Proprio in queste ore è in corso il trasporto del reperto per riconsegnarlo al luogo che ne ha visto gli ultimi momenti di vita e che lo ha lungamente protetto. Un'area di maestosa bellezza che è oggi tra le più importanti oasi italiane. I resti saranno conservati e resi visibili nel museo naturalistico dell'Oasi che sarà inaugurato domenica prossima, 20 maggio, alle ore 11:30 ad Anversa degli Abruzzi, in occasione della Giornata delle oasi del WWF. "Torna nel nostro paese - dichiara Gianni Di Cesare, sindaco del Comune di Anversa degli Abruzzi - un antico abitante di un territorio aspro come quello delle Gole del Sagittario, ora protette dall'omonima riserva. La scelta di tutelare questi luoghi è stata strategica per il nostro paese che si sta arricchendo di conoscenze anche attraverso la collaborazione con importanti istituzioni scientifiche. Grazie alla Riserva possiamo mostrare ai visitatori un reperto che ci svela le condizioni di vita di chi aveva un rapporto con la natura molto diverso rispetto al nostro. Ora questo territorio è riconosciuto quale Parco Letterario "D'Annunzio" e Riserva Naturale Regionale. Ospita un Giardino Botanico di Interesse Regionale. Tra qualche giorno inauguriamo il museo naturalistico. Il paese è uno dei Borghi più Belli d'Italia. Da questo affascinante contrasto tra passato e presente nasce l'interesse a visitare questi luoghi che un tempo furono così inospitali per questo bambino". Le immagini allegate (ne sono disponibili anche altre su richiesta) sono state gentilmente concesse dall'equipe del Prof. Capasso dell'Università di Chieti (Dr.ssa Patullo e Dr.D'Anastasio) Info: 3683188739 (Augusto De Sanctis)

sabato 12 maggio 2007

CASTELLO: Villette "medicee" crescono

Da: Comitati dei Cittadini - Firenze [mailto:comitatideicittadini@email.it] - Inviato: sabato 12 maggio 2007 8.15

VILLETTE MEDICEE CRESCONO

Cosa accade a Castello? La zona è in fermento, nuovi e numerosi cantieri si aprono, altri forse seguiranno (ossia la lottizzazione Fondiaria Sai da 1,4 milioni di metri cubi), il traffico è insopportabile, l'aria irrespirabile, dunque, "LA SITUAZIONE E' ECCELLENTE"!Cattiva amministrazione e affari immobiliari sono all'opera, è un sodalizio che ormai sembra operare indisturbato.

Ora anche il viale che conduce alla Villa Reale di Castello (da poco intitolato "Parco Mario Luzi") ha il suo bel cantiere: due capannoni sono stati demoliti per far posto a interessanti esperimenti di sincretismo architettonico in stile "Casetta in Canadà”.

Insomma a due passi dalla celebre villa medicea concepita nel corso del XVI secolo dal Tribolo, dal Buontalenti e dall'Ammannati e dove Giorgio Vasari aveva potuto ammirare "La Primavera" di Botticelli (e oggi sede dell' Accademia della Crusca), si procede come se niente fosse, al deturpamento scandaloso del suo territorio, da tempo smembrato, sfilacciato, sacrificato e privatizzato per il lucro e il diletto di pochi. Ecco come il Vasari, alla metà del 500, descriveva il luogo:La Villa di Castello, posta sotto le pendici di Monte Morello sotto la Villa della Topaia, che è a mezza costa, ha dinanzi un piano che scende a poco a poco per lo spazio di un miglio e mezzo fino al fiume Arno, e là appunto, dove comincia la salita del monte, è posto il Palazzo, che fu già murato da Pier Francesco de' Medici con molto disegno; perché avendo la faccia principale diritta a mezzogiorno riguardante un grandissimo prato con due grandissimi vivaj pieni d'acqua, che viene da un acquidotto antico fatto dai Romani per condurre acque da Valdimarina a Firenze, dove sotto le volte ha il suo bottino, ha bellissima e molto dilettevole veduta. Nell'entrata principale, dove è il primo prato con i due vivai ed il viale coperto di gelsi, voleva il Tribolo che tanto si accrescesse esso viale, che per ispazio di più d'un miglio col medesimo ordine e coperta andasse al fiume Arno, e che l'acque che avanzavano a tutte le fonti, correndo lentamente dalle bande del viale in piacevoli canaletti l'accompagnassero infino al detto fiume, piene di diverse sorti di pesci e gamberi- La descrizione del programma del Tribolo è l'esempio chiaro di quella "struttura a pettine", collegante la montagna con il fiume, ancora oggi leggibile nel sistema delle Ville di Castello. E proprio qui, nella Villa preferita di Cosimo I, venne concepito il primo giardino all'italiana. Ora qualunque Amministrazione pubblica che si trovasse a disporre di un simile "progetto" e di un tale patrimonio territoriale (paragonabile per valore ai Castelli della Loira o alle ville del Brenta) ne proteggerebbe religiosamente ogni residuo frammento, ogni spunto per farne occasione di profonda riqualificazione urbanistica. Invece quelle ville (Villa delle Brache, Del Gondo, di Castello, della Topaia, Corsini, della Petraia, de' Pazzi, di Quarto, di Castel Quarto, la Quiete) sono ora invisibili, chiuse o museificate con biglietto di ingresso, rese mute e cieche da una cortina di sfacciati edifici che seguitano a proliferare sui vuoti superstiti, da reti infrastrutturali, da rombanti aerei al decollo.Riguardo al territorio il ragionamento di certi amministratori è sempre lo stesso: "Ormai e' ammalato fradicio, tanto vale ammazzarlo del tutto, e il prima possibile!". Noi non dubitiamo che anche questo piccolo ecomostro, come tutto il resto, sia perfettamente in regola con la legge e con i regolamenti comunali, crediamo però che oggi il problema sia quello del salvataggio di un territorio profondamente ammalato, già da tempo al di là di ogni sostenibilità ambientale, oltre che estetica e "mentale". Nel frattempo ci impegnamo a consultare le tavole e le relazioni del progetto, magari interpellando direttamente gli autori, promettendo che inseriremo quest'edificio nella lista degli ecomostri che il Coordinamento dei Comitati dei cittadini della Toscana, insieme alle Associazioni ambientaliste, ha intenzione di stilare e far conoscere a tutti.

DAL "CORRIERE DI FIRENZE" DELL'11 MAGGIO 2007

FIRENZE - Castello e il parco storico delle colline vanno salvaguardati. E’ questo il monito che arriva dai residenti e dai comitati che osservano le modificazioni del territorio.Più volte è stata evidenziata la preoccupazione riguardo l’ipotesi di arretramento, da via Reginaldo Giuliano a Villa Reale di Castello, del limite che protegge le aree collinari. I cittadini hanno, nel corso del tempo, esposto il serio problema dell’urbanizzazione susseguente ad un movimento di questa tipologia. Cantieri che, anche in questa sponda di Firenze, sono stati segnalati come eccessivi e che mettono in serio pericolo il patrimonio paesaggistico, ed insieme culturale, rappresentato dalle Ville Medicee e il loro territorio. L’ultima polemica, risalente a fine aprile, riguarda la ripresa, dopo la sospensione, dei cantieri di restauro di due capannoni dismessi (ex - lavanderia Chima) in un’area attigua a Villa Reale.A quanto pare, secondo limiti posto dal consiglio comunale, l’edificio dell’ex lavanderia poteva essere abbattuto e ricostruito con la medesima volumetria, mentre, l’altro, doveva essere ristrutturato unicamente adottando architettoniche rurali toscane. Secondo i cittadini: “Il fabbricato ricostruito sembra molto grande mentre l’altro, che doveva essere restaurato solo, è stato abbattuto”.I cantieri erano stati sospesi dalla direzione urbanistica, grazie ad una segnalazione dell’osservatorio di Castello. Dopo i dovuti controlli, la commissione urbanistica aveva decretato che le attività potevano riprendere: “L’intervento è stato giudicato ammissibile. La ditta sarà sanzionata, la variante presentata verrà adeguata e ci sarà il passaggio in sanatoria. Pur non essendo prevista la demolizione, la modifica alla sagoma risulta non essenziale, disciplinata dalla legge regionale”.Ma i vari comitati cittadini hanno espresso diverse perplessità: “ I dubbi provengono proprio dalla lettura della legge regionale numero 2, all’articolo 133, dove si stabiliscono le condizioni in base alle quali vengono definite le variazioni essenziali. La concentrazione si sofferma al comma quattro, dove si specifica che tutti gli interventi abusivamente eseguiti sono considerati variazioni essenziali se effettuati su immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, paesaggistico, architettonico, archeologico ed ambientale”.Il dubbio, e la domanda finale, esplicitata dai comitati è quindi: “Perché non si è considerato l’intervento effettuato una variazione essenziale, visto che rientra nel vincolo paesaggistico?”. [Caterina Citeroni] FIRENZE – Nell’area di Castello, la denuncia dei residenti si estende a tutta una serie di scelte urbanistiche: “Il centro storico minore di Castello è solo sulla carta. In tutta la zona sono stati eseguiti microinterventi fuori controllo e, soprattutto, la tipologia di materiale usata è assolutamente incompatibile con il resto degli edifici. Gli spazi saturati sono, a dimostrazione, ex orti, come in via Gazzeri e in via di Bellagio. Il centro storico è soppresso da queste realizzazioni perché non c’è attenzione. Basta guardare l’edifico paradigma di questo modo di costruire, cioè il centro commerciale dove c’era l’impresa di trasporto Dalmazia”.Non è finita qui, si grida anche al disastro ambientale: “L’attenzione manca anche per tutto il reticolo delle acque superficiali che arriva da monte. E’ una zona ricca d’acqua, non a caso i Medici vi avevano fatto una residenza con uno dei giardini più famosi al mondo. Con i lavori, hanno tappato il reticolo di scolo. Ci sono falde in superficie a cinquanta centimetri dal piano di campagna, l’esempio classico è l’intervento della scuola dei carabinieri. Sarà sulle palafitte - ironizzano i residenti - l’hanno costruita sul punto più basso”.Insomma, lo scolo delle acque è nevralgico, le costruzioni che tagliano orizzontalmente il reticolo mettono in seria crisi il territorio:“In caso d’emergenza di carattere alluvionale locale - concludono - si hanno allagamenti e per esempio, il sottopassaggio di via Sestese si allaga.”.

venerdì 11 maggio 2007

Benevento - Vandali all'Arco


----- Original Message ----- Sent: Friday, May 11, 2007 2:22 PM
Subject: Vandali all'Arco


Grazie per l'attenzione e la divulgazione.
Ekoclub Benevento.

BENEVENTO: Vandali all'Arco

Da: luigi la monaca [mailto:luigilamonaca@gmail.com] Inviato: venerdì 11 maggio 2007 15.22
A: undisclosed-recipients:Oggetto: Vandali all'Arco

Grazie per l'attenzione e la divulgazione.
Ekoclub Benevento.

martedì 1 maggio 2007

Benevento: anfiteatro abbandonato


Da: luigi la monaca [mailto:luigilamonaca@gmail.com]
Inviato: martedì 1 maggio 2007 11.38
Oggetto: Il Colosseo a Benevento

Ekoclub Benevento, Via Perinetto 3882100 Benevento

Benevento 1 maggio 2007

COMUNICATO STAMPA L'Anfiteatro abbandonato!

Ci sono cose che, a chi ama la propria città, tolgono il sonno e gli incupiscono l'anima. Una cosa che rattrista chi è affezionato ai monumenti e ai reperti storici è l'abbandono più totale in cui versa l'Anfiteatro Romano di Benevento, si avete letto bene, Anfiteatro Romano e non Teatro Romano. Il Teatro Romano "soffre"per l'incuria dell'Amministrazione Comunale nei suoi confronti, ci riferiamo a Piazza Caio Ponzio Telesino interessata perennemente da scavi. L'Anfiteatro Romano non ha certo motivo per "ridere" infatti, dal 1998 gli scavi di recupero iniziati lo stesso annosi sono fermati. In qualsiasi altra parte del mondo un Anfiteatro Romano sarebbe stato recuperato nel giro di pochi mesi, se si pensa all'importanza storica del monumento. L'Anfiteatro Romano, che sta sotto terra in Via Munanzio Planco a Benevento nei pressi della stazione detta di "cartone" per intenderci, è grosso come il Colosseo di Roma e ospitava la più grossa scuola di gladiatori ai tempi di Nerone. Nel 1998, l'allora Ministro per i Beni Culturali Walter Veltroni riuscì, grazie ad un sostanzioso contributo dato ai proprietari del terreno dove sorge l'Anfiteatro, a bloccare la costruzione di un palazzo di 6 piani. Gli scavi iniziarono immediatamente e, il cuore di noi ambientalisti e appassionati di storia, si riempì di gioia. Con la stessa celerità con la quale iniziarono i lavori si bloccarono e d'allora non è stata mossa più una pietra. Siamo consci che sull'Anfiteatro sorgono una serie di palazzi, i binari della ferrovia e una masseria, ma siamo anche convinti che, con la buona volontà dei politici e con i contributi della Comunità Europea, i palazzi possono essere ricostruiti in altro sito, la stazione "dirottata" e la masseria spostata, tutto ciò comporterebbe per la città di Benevento, per l'intero Sannio e per la Campania tutta un punto d'attrazione formidabile, un vero e proprio gioiello d'antichità, un bene per l'intera comunità mondiale. Sarebbe bello poter rientrare un giorno con fare "gladiatorio" nell'arena dell'Anfiteatro Romano di Benevento………come è bello sognare, altrettanto bello sperare! La nostra Associazione nella persona del suo Presidente Luigi La Monaca chiede sia ai politici sanniti sia ai politici italiani di prendere a cuore la situazione dell'Anfiteatro beneventano e di fare, finalmente, qualcosa di buono e giusto per la nostra martoriata e dimenticata terra. I grandi uomini si ricordano per le grandi cose che hanno fatto, i mediocri si ricorderanno per le cose che hanno fatto solo per se stessi e per la loro "dinastia" intelligenti pauca!

Luigi La Monaca – Presidente Provinciale Ekoclub International –e- mail mailto:luigilamonaca@gmail.com