Architettura e la matematica elementare
A volte bisogna tornare alla matematica delle elementari. Ad esempio, fermarsi a riflettere – come hanno fatto in un recente seminario internazionale tenutosi all’Università di Genova di cui vi dirò più avanti – su un dato ufficiale fornito dall’Agenzia del Territorio. Dice questo: in Italia, al 31 dicembre 2008, di circa 64 milioni di unità immobiliari, la metà, vale a dire 32 milioni, sono unità abitative, ovvero una casa ogni due italiani. Il re è nudo, e quella domandina che tanti costruttori considerano una bestemmia, acquista una forza dirompente: a cosa e a chi servono delle nuove case?
Come dicevo, nei giorni scorsi la facoltà di ingegneria con quella di architettura hanno organizzato un seminario di progettazione urbanistica cui hanno partecipato docenti e studenti dell’Università madrilena di Alcalà. Lo ha organizzato il professor Enrico Bianchi assieme agli architetti Claudio Colla e Alessandro Ravera, cultori della materia alla facoltà di Sarzano. Con gli spagnoli, che si stanno bruscamente svegliando dal sogno immobiliare, i genovesi hanno discusso delle scelte per le città del futuro su dati reali: la disponibilità di abitazioni e l’inutilità pratica di costruire nuove case. Gli effetti collaterali di nuovi insediamenti: incremento dei trasporti, auto in primis, e il consumo del territorio. E poi i pro e i contro del boom turistico (ricchezza diffusa e sviluppo all’inizio, speculazione, danni ambientali e peggioramento della qualità della vita poi). Infine la necessità di scegliere il “non fare” e puntare decisamente sulle ristrutturazioni, forse la nuova frontiera dell’architettura dopo gli anni degli eccessi delle archistar.
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