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domenica 1 maggio 2011

Una miniera minaccia gli antichi monasteri buddisti dell’Afghanistan


Quotidiano di Storia e Archeologia

Una miniera minaccia gli antichi monasteri buddisti dell’Afghanistan

maggio 1, 2011
di Aezio
Un’operazione di salvataggio è in corso per salvare quanto più possibile dagli antichi monasteri buddisti di Mes Aynak, in Afghanistan, prima che le montagne diventino una miniera a cielo aperto e il sito venga distrutto.
In quello che è attualmente il più grande scavo archeologico del mondo, circa 1.000 lavoratori stanno cercando di scavare reperti del secondo sito buddista più importante del paese (insieme a Hadda), dopo Bamiyan.

Scavatori a Mes Aynak (AP Photo)
Il sito, un ex campo di addestramento di Osama bin Laden, è stato affittato a una compagnia mineraria cinese per la produzione di rame. Solo ciò che potrà essere scavato e rimosso in sicurezza verrà salvato.
Nonostante l’imminente perdita archeologica, Mes Aynak ha ricevuto scarsa attenzione a livello internazionale. Inoltre, il patrimonio afgano ha sofferto molto negli ultimi anni di guerra e dei saccheggi e vandalismi dei talebani.
Mes Aynak (“piccolo pozzo di rame”) si trova a 40 km a sud-est di Kabul, in una regione arida. I monasteri buddisti risalgono dal terzo al settimo secolo, e sono situati nei pressi dei resti di antiche miniere di rame. Non è chiaro se il monastero venne originariamente creato per servire i minatori o se i monaci si insediarono lì per lavorare loro stessi le miniere.
Qui, 2.000 km su per le montagne, Bin Laden istituì un campo di addestramento nel 1999 per preparare i terroristi all’attacco dell’11 settembre. Tutte le tracce del campo sono sparite, ma la regione resta una roccaforte dei talebani.
Durante i primi anni del 2000, diffusi saccheggi avvennero nei siti buddisti dopo che il governo di Kabul trovò difficoltà a imporre il controllo. Gli archeologi stanno ora scoprendo decine di statue con le teste mancanti che sono state rotte per essere vendute.

Il destino di Mes Aynak è cambiato nuovamente nel 2007, quando il governo ha negoziato una concessione mineraria di 30 anni con la China Metallurgical Group. I resti archeologici si trovano proprio sul secondo deposito di rame più grande al mondo. L’affare da 3 miliardi di dollari rappresenta il più grande investimento straniero nella storia dell’Afghanistan.
Il progetto minerario dovrebbe portare importanti benefici economici al paese, ma si tratta di scavare una miniera enorme a cielo aperto che avvolgerà la maggior parte dei resti archeologici. Anche se l’estrazione non è ancora iniziata, un gran numero di lavoratori cinesi sta già costruendo le infrastrutture.
Gli scavi di salvataggio sono cominciati nel 2009 a Gol Hamid, che si trova in un passo di montagna adiacente a un campo cinese. Il lavoro è stato realizzato dall’Istituto Nazionale di Archeologia e dalla Délégation Archéologique Française en Afghanistan (DAFA). Parte del complesso monastico è stato scavato, portando alla scoperta di una cappella a volta, di celle dei monaci e magazzini. Sono inoltre state trovate statue di terracotta policrome, tra cui un Buddha.
Lo scorso anno i lavori archeologici sono stati trasferiti a Tepe Kafiriat, più in alto sulle montagne. Il complesso fortificato di 80 metri originariamente aveva otto stupa (torri cerimoniale per le reliquie) rivestite in pietra, che circondavano la stupa principale.
Tra i reperti vi sono un Buddha disteso lungo 7 metri e pitture murali. Gli archeologi hanno anche scoperto un paio di piedi grandi che sono tutto ciò che rimane di una statua di 3 metri (la parte principale è stata saccheggiata o distrutta nei primi anni del 2000). È stato anche scoperto un antico Buddha di legno, un materiale che molto raramente sopravvive.
Anche se relativamente poco è stato scavato, gli archeologi sono tenuti a completare il loro lavoro entro 14 mesi. L’estrazione del rame dovrebbe iniziare nel 2014.

(AFP/GETTY IMAGES)

(AFP / GETTY IMAGES)

(AFP / GETTY IMAGES)


Omar Sultan, il vice ministro per l’informazione e la cultura, lo scorso marzo aveva promesso che da aprile il numero di archeologi sarebbe passato da 30 a 65 e il numero di operai sarebbe aumentato di dieci volte, da 90 a 900. Il sito è protetto da una forza di 1.600 soldati.
I costi di scavo sono ora stimati a 28 milioni di dollari, anche se non è chiaro se l’intero sito sia stato sondato. I finanziamenti provengono dal Ministero delle Miniere ed eventualmente dalla società cinese. I cinesi hanno anche promesso di inviare archeologi.
I reperti più importanti sono stati trasferiti al Museo Nazionale di Kabul, anche se le sue strutture di stoccaggio e conservazione sono inadeguate a gestire il volume di materiale che è stato riportato alla luce.
Il 15 marzo, dei reperti di Mes Aynak sono andati in mostra a Kabul. L’esposizione “Along the Silk Road: Recent Excavations from Mes Aynak” (Lungo la Via della Seta: recenti scavi da Mes Aynak), con 70 delle più importanti scoperte, è stata finanziata dalla ambasciata americana a Kabul.
Il governo ha in programma di costruire un nuovo museo vicino a Mes Aynak, in un sito nella provincia di Logar. Sarà a 8 km dalla miniera. Si spera di poter smontare le stupa e ricostruirle nel nuovo museo.
Il vice ministro Sultan ha un interesse personale in Mes Aynak, dal momento che nel 1976 ha collaborato con archeologi sovietici per un primo rilevamento. “Si, abbiamo abbastanza tempo”, dice ottimista. “Abbiamo un accordo con il Ministero delle Miniere per salvaguardare l’archeologia”. Gli archeologi, tuttavia, hanno espresso il loro orrore per la corsa all’estrazione del rame.

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