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martedì 19 aprile 2011

Il calvario dell'ulivo: giardini Hanbury vs Euroflora



Fenomeni da baraccone: Euroflora e l’ulivo millenario

ulivononnoTutto nasce dalla mail di un lettore di Repubblica: «Ma se suo nonno fosse l’uomo più vecchio del mondo, lo costringerebbe ad un viaggio di mille chilometri per esporlo su un palco?». Era una provocazione per una riflessione sulla star di Euroflora: l’olivo gemello. Un incredibile esemplare di pianta a due tronchi, proveniente dalla Puglia, la cui età è stimata attorno ai 2400 anni. Abbiamo chiesto un parere al professor Mauro Giorgio Mariotti, ordinario di botanica alla facoltà di Scienze dell’Università di Genova e presidente, per conto dell’Ateneo, dei Giardini Hanbury di Ventimiglia, tra i più noti al mondo.
Allora professore, era il caso di muoverlo il “vecchietto”?
«La premessa è che gli olivi sono abituati a stare in un certo posto e se portati da un’altra parte soffrono. Io pure ho qualche perplessità su questa scelta anche se è un rischio abbastanza calcolato. Ripeto, qualsiasi pianta, spostandola, un poco soffre. Dalla loro gli ulivi hanno una buona capacità di ripresa. Pur avendo tronchi colossali hanno radici poco profonde, con tessuti che le rigenerano. Poi c’è anche l’aspetto del trasporto… >.
Quale?

«Purtroppo devono potarli per farli stare in un container. Certo anche la chioma tagliata ad arte può essere apprezzabile a chi piace la scultura più che la natura. Io, in questo caso, preferisco la seconda».
Si insegue la spettacolarizzazione anche nella botanica?
«Mah, il fatto è che l’ulivo millenario e gli altri esposti ad Euroflora vanno inquadrati in un problema più ampio, di una pratica che dal punto di vista ambientale, ecologico e paesaggistico non è da favorire. La moda recente di creare giardini e parchi privati con prato all’inglese e ulivo millenario o centenario al centro. Ci sono anche architetti dei giardini che progettano situazioni di questo genere piuttosto incoerenti per un ambiente Mediterraneo come il nostro. Anche delle archistar… «
Come Paolo Pejrone?

«Non voglio polemizzare con lui, ma si è aperta una discussione sulle sue scelte in questo senso realizzate nel giardino della villa di Alassio di Antonio Ricci».
L’ulivo millenario è una buona pubblicità per questa branca del commercio pugliese.

«In Puglia, che è la regione più ricca di piante antiche, hanno anche fatto una legge per proteggere il paesaggio dell’ulivo. Tutte queste piante che vengono mandate al nord, spesso in Lombardia dove sono sovente schiantate dal gelo, una volta sradicate trasformano il paesaggio originario. Tutti questi ulivi caratterizzavano un tratto delle Puglie perpetuandone l’immagine naturale. Se non ci sono più, le aree saranno diventate urbanizzate, oppure agricole di diverso tipo».
E in Liguria?

«Sarebbe importante conservare al meglio quelli che abbiamo, seppur non millenari. Penso a tutte le piante sacrificate per creare dei box in collina. Insomma, ci indigniamo per l’Acquasola ma poi, magari, apprezziamo questo tipo di giardino senza pensare cosa c’è dietro, ovvero lo sradicamento di un ulivo dalla sua collocazione naturale».
Invece?

«Sarebbe meglio un prato con tante specie del Mediterraneo, più colorato, che sopporti meglio l’aridità. Gli olivi conserviamoli».
A Euroflora ci siete anche voi dell’Università e avete pure il vostro “vecchietto”.

«Sì con uno stand che ospita una collettiva degli orti botanici e una mostra didattica. E il nostro “vecchietto” è un fossile, un tronco ricavato dalle torbiere della val d’Aveto di 4mila anni».

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