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lunedì 28 maggio 2007

Qartu S. Elena - Villa romana di S. Andrea: quarto mondo della cultura


----- Original Message ----- Sent: Monday, May 28, 2007 4:12 PM


VILLA ROMANA DI S. ANDREA: QUARTO MONDO DELLA CULTURA.

La Soprintendenza per i beni archeologici ha risposto (nota prot. n. 3294 del 10 maggio 2007) all'esposto inoltrato il 12 aprile 2007 dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico contro la penosa situazione di degrado in cui versa tuttora la villa romana sul litorale di Sant'Andrea, in Comune di Quartu S. Elena (CA), da anni in affidamento all'Amministrazione comunale.

La Soprintendenza condivide "le apprensioni per i ruderi della Villa romana" e conferma il sostanziale stato di abbandono dopo il primo intervento di demolizione della "seconda casa" sopra realizzata, di pulizia e di scavo effettuati nel 2000. "L'area, già recintata, è ora priva di protezioni e, in occasione degli ultimi sopralluoghi congiunti effettuati, si è constatato il crollo di una parte della volta del grande ambiente interrato, sul quale si sarebbe dovuti intervenire almeno con alcune misure minime di sicurezza, in attesa di stilare un progetto di più ampio respiro". Con nota n. 3150 del 17 aprile 2003 la Soprintendenza autorizzava, sul piano archeologico, il Comune di Quartu S. Elena per la realizzazione del progetto di salvaguardia del Nuraghe Diana (III lotto), che prevedeva, fra gli obiettivi (ma non fra gli interventi) la tutela dei ruderi della villa romana. Tuttavia non è stato fatto assolutamente nulla, con il risultato di accentuare il degrado di un rilevante patrimonio archeologico, potenzialmente valido anche sotto il profilo della fruizione turistica.

Ripercorriamo le incredibili vicende di quest'area archeologica.

Lungo il litorale di Sant'Andrea, in Comune di Quartu S. Elena (CA), in parte sulla terraferma ed in parte sotto pochi centimetri d'acqua, sono presenti i resti di una delle rare villae costiere romane del Mediterraneo. Si tratta di un complesso residenziale-produttivo con ambienti termali, un piccolo approdo e, quasi certamente, un impianto di acquacoltura risalente al II-IV sec. d. C. Nel XVI secolo sui ruderi della villa romana venne realizzata la torre costiera di S. Andrea nell'ambito del sistema di difesa spagnolo contro le incursioni barbaresche. Un vero condensato di storia e di testimonianze archeologiche che ha resistito ai secoli, alle intemperie, alle scorrerie piratesche, alle guerre, ma non riuscì ad opporsi a quella melma cementizia montante che è la speculazione edilizia alla quartese. Infatti, nel 1965, una carica di esplosivo distrusse la torre costiera e consentì la realizzazione di un bel terrazzamento sul quale venne edificata una residenza stagionale, una "seconda casa", per intenderci. Ogni commento è superfluo.

Sul finire degli anni '70 del secolo scorso, la dott.ssa Donatella Salvi (Soprintendenza archeologica di Cagliari) compì e studi e rilievi di caratteri archeologico sul sito ("Ruderi romani a Sant'Andrea – Cagliari" in Mondo Archeologico, n. 25, marzo 1978), successivamente ripresi nella letteratura scientifica ma soprattutto fondamentali per l'apposizione del vincolo archeologico con il decreto ministeriale del 10 luglio 1982 ai sensi della legge n. 1089/1939. Nonostante il provvedimento di tutela, i gravi atti di manomissione e di degrado continuarono: l'allora Assessore comunale all'Urbanistica, Mario Murgia, il 14 maggio 1992 denunciò alla Soprintendenza Archeologica, alla Capitaneria di Porto ed alla Procura della Repubblica presso la Pretura di Cagliari la realizzazione abusiva sui ruderi della villa romana e nel demanio marittimo di un passaggio per mezzi pesanti ottenuto con asportazione e dragaggio di materiale, uno sbarramento-banchinamento a mare per costituire ricovero barche. Tali lavori abusivi, denunciati alla Magistratura successivamente anche dalla Soprintendenza Archeologica e dalla Capitaneria di Porto per quanto di loro competenza, hanno causato considerevoli danni al patrimonio archeologico.

Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico, dopo un accurato lavoro conoscitivo svolto dal prof. Antonello Fruttu, inoltrarono il 3 febbraio 1998 un circostanziato esposto alle pubbliche amministrazioni competenti per far recuperare alla salvaguardia ed alla fruizione pubblica l'area archeologica. Nel mentre si diffondevano in quei giorni insistenti voci di un interessamento di un noto personaggio della politica regionale per l'acquisizione della "seconda casa" con imbarcadero archeologico. L'esposto ecologista ebbe effetti insperati.

La Soprintendenza archeologica (nota n. 1022/1 del 12 febbraio 1998) confermava l'alto valore culturale dei ruderi romani, una delle poche Villae rimaste sul mare in tutto il Mediterraneo, certamente meritevole di un accurato lavoro di indagine archeologica finalizzato al recupero, alla salvaguardia ed alla successiva fruizione collettiva. L'Assessorato regionale P.I. e BB.CC., competente in tema di tutela paesaggistica, comunicava (nota n. 1340 del 24 febbraio 1998) invece che la richiesta ecologista di informazioni ed intervento era "stata formulata in modo troppo generico e che, pertanto, al fine dell'individuazione e successiva messa a disposizione della documentazione richiesta, si rende necessario specificare di quali atti viene richiesta la riproduzione". Ora, visto che nella citata richiesta si chiedeva "l'invìo ... di copia delle necessarie autorizzazioni amministrative (concessioni demaniali, nullaosta paesaggistici, concessioni edilizie, ecc.) rilasciate in favore delle strutture edilizie citate" e che le "strutture edilizie citate" nell'esposto sono la "villa romana" (o meglio i suoi "ruderi") e la "residenza stagionale" (o "seconda casa") sopra costruita, nelle stanze dell'Assessorato regionale, dovevano certo atleticamente chiedersi se ci interessavano le autorizzazioni relative all'edificazione della "residenza stagionale" o quelle della "villa romana". In quest'ultimo caso ci saremmo dovuti rivolgere all'imperatore Diocleziano, contemporaneo del costruttore della "villa".....

Fortunatamente c'è chi si è mosso in modo diverso: grazie all'intervento della Capitaneria di Porto di Cagliari, la Soprintendenza per i Beni Archeologici e il Comune di Quartu S. Elena poterono rientrare in possesso della struttura edilizia (1999), insistente sul demanio marittimo, e provvedere alla relativa demolizione ed a una successiva, parziale, campagna di pulizia e di scavi (i resoconti sono in D. Salvi, "Atti del Convegno internazionale Stabile: storia e architettura", Ministero B.A.C., 2000). Tuttavia, una volta terminata (2000), nonostante varie assicurazioni pubbliche, il sito di interesse archeologico non è stato in alcun modo valorizzato e nemmeno posto in condizioni minime di salvaguardia e di sicurezza, come è agevole verificare. In ormai diversi anni il Comune di Quartu S. Elena, oggi consegnatario del sito archeologico e dell'area demaniale, per quel che si sa, non è stato minimamente in grado di tutelarla e valorizzarla correttamente.

Per porre fine a questo incredibile stato di degrado, le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno inoltrato un nuovo esposto (12 aprile 2007) al Ministero dei beni culturali, agli Assessori regionali dell'urbanistica e dei beni culturali, al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, al Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici, al Soprintendente per i beni archeologici di Cagliari, al Sindaco di Quartu S. Elena e, per opportuna conoscenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.

L'area in argomento ricade nel demanio marittimo, è tutelata con specifico vincolo paesaggistico e storico-culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni), mentre la fascia costiera dei mt. 300 dalla battigia è tutelata con specifico vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993). Nel piano paesaggistico regionale – P.P.R., recentemente approvato con deliberazione Giunta regionale n. 36/7 del 5 settembre 2006, l'area appare ricompresa nell'ambito di paesaggio costiero n. 1 "Golfo di Cagliari" (art. 14 delle norme tecniche di attuazione) ed è classificata "insediamento archeologico". Pur essendo il Comune di Quartu S. Elena provvisto di P.U.C. definitivamente approvato ed in vigore, si applicano per tale ambito di paesaggio costiero le disposizioni cautelari provvisorie (art. 1 della legge n. 1902/1952 e successive modifiche ed integrazioni) di cui all'art. 15, comma 3°, delle norme tecniche di attuazione del P.P.R.

Appare decisamente auspicabile la realizzazione di una campagna di scavi archeologici finalizzata alla successiva definitiva realizzazione di interventi di protezione e di fruizione pubblica, comprendenti la rimozione dei fattori ostativi (costruzioni, detriti, ecc.), la predisposizione degli opportuni sistemi di protezione e sicurezza dei ruderi di interesse archeologico, la sistemazione di adeguati materiali illustrativi, ecc. Iniziando con qualche poco dispendioso intervento mirato, si potrebbe tutelare il patrimonio culturale e fornire un richiamo turistico in un litorale fin troppo "massacrato" dal cemento, spesso illegale.

p. Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra

Stefano Deliperi

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