Presentazione dell'iniziativa: PAESAGGIOSOS.

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sabato 12 maggio 2007

CASTELLO: Villette "medicee" crescono

Da: Comitati dei Cittadini - Firenze [mailto:comitatideicittadini@email.it] - Inviato: sabato 12 maggio 2007 8.15

VILLETTE MEDICEE CRESCONO

Cosa accade a Castello? La zona è in fermento, nuovi e numerosi cantieri si aprono, altri forse seguiranno (ossia la lottizzazione Fondiaria Sai da 1,4 milioni di metri cubi), il traffico è insopportabile, l'aria irrespirabile, dunque, "LA SITUAZIONE E' ECCELLENTE"!Cattiva amministrazione e affari immobiliari sono all'opera, è un sodalizio che ormai sembra operare indisturbato.

Ora anche il viale che conduce alla Villa Reale di Castello (da poco intitolato "Parco Mario Luzi") ha il suo bel cantiere: due capannoni sono stati demoliti per far posto a interessanti esperimenti di sincretismo architettonico in stile "Casetta in Canadà”.

Insomma a due passi dalla celebre villa medicea concepita nel corso del XVI secolo dal Tribolo, dal Buontalenti e dall'Ammannati e dove Giorgio Vasari aveva potuto ammirare "La Primavera" di Botticelli (e oggi sede dell' Accademia della Crusca), si procede come se niente fosse, al deturpamento scandaloso del suo territorio, da tempo smembrato, sfilacciato, sacrificato e privatizzato per il lucro e il diletto di pochi. Ecco come il Vasari, alla metà del 500, descriveva il luogo:La Villa di Castello, posta sotto le pendici di Monte Morello sotto la Villa della Topaia, che è a mezza costa, ha dinanzi un piano che scende a poco a poco per lo spazio di un miglio e mezzo fino al fiume Arno, e là appunto, dove comincia la salita del monte, è posto il Palazzo, che fu già murato da Pier Francesco de' Medici con molto disegno; perché avendo la faccia principale diritta a mezzogiorno riguardante un grandissimo prato con due grandissimi vivaj pieni d'acqua, che viene da un acquidotto antico fatto dai Romani per condurre acque da Valdimarina a Firenze, dove sotto le volte ha il suo bottino, ha bellissima e molto dilettevole veduta. Nell'entrata principale, dove è il primo prato con i due vivai ed il viale coperto di gelsi, voleva il Tribolo che tanto si accrescesse esso viale, che per ispazio di più d'un miglio col medesimo ordine e coperta andasse al fiume Arno, e che l'acque che avanzavano a tutte le fonti, correndo lentamente dalle bande del viale in piacevoli canaletti l'accompagnassero infino al detto fiume, piene di diverse sorti di pesci e gamberi- La descrizione del programma del Tribolo è l'esempio chiaro di quella "struttura a pettine", collegante la montagna con il fiume, ancora oggi leggibile nel sistema delle Ville di Castello. E proprio qui, nella Villa preferita di Cosimo I, venne concepito il primo giardino all'italiana. Ora qualunque Amministrazione pubblica che si trovasse a disporre di un simile "progetto" e di un tale patrimonio territoriale (paragonabile per valore ai Castelli della Loira o alle ville del Brenta) ne proteggerebbe religiosamente ogni residuo frammento, ogni spunto per farne occasione di profonda riqualificazione urbanistica. Invece quelle ville (Villa delle Brache, Del Gondo, di Castello, della Topaia, Corsini, della Petraia, de' Pazzi, di Quarto, di Castel Quarto, la Quiete) sono ora invisibili, chiuse o museificate con biglietto di ingresso, rese mute e cieche da una cortina di sfacciati edifici che seguitano a proliferare sui vuoti superstiti, da reti infrastrutturali, da rombanti aerei al decollo.Riguardo al territorio il ragionamento di certi amministratori è sempre lo stesso: "Ormai e' ammalato fradicio, tanto vale ammazzarlo del tutto, e il prima possibile!". Noi non dubitiamo che anche questo piccolo ecomostro, come tutto il resto, sia perfettamente in regola con la legge e con i regolamenti comunali, crediamo però che oggi il problema sia quello del salvataggio di un territorio profondamente ammalato, già da tempo al di là di ogni sostenibilità ambientale, oltre che estetica e "mentale". Nel frattempo ci impegnamo a consultare le tavole e le relazioni del progetto, magari interpellando direttamente gli autori, promettendo che inseriremo quest'edificio nella lista degli ecomostri che il Coordinamento dei Comitati dei cittadini della Toscana, insieme alle Associazioni ambientaliste, ha intenzione di stilare e far conoscere a tutti.

DAL "CORRIERE DI FIRENZE" DELL'11 MAGGIO 2007

FIRENZE - Castello e il parco storico delle colline vanno salvaguardati. E’ questo il monito che arriva dai residenti e dai comitati che osservano le modificazioni del territorio.Più volte è stata evidenziata la preoccupazione riguardo l’ipotesi di arretramento, da via Reginaldo Giuliano a Villa Reale di Castello, del limite che protegge le aree collinari. I cittadini hanno, nel corso del tempo, esposto il serio problema dell’urbanizzazione susseguente ad un movimento di questa tipologia. Cantieri che, anche in questa sponda di Firenze, sono stati segnalati come eccessivi e che mettono in serio pericolo il patrimonio paesaggistico, ed insieme culturale, rappresentato dalle Ville Medicee e il loro territorio. L’ultima polemica, risalente a fine aprile, riguarda la ripresa, dopo la sospensione, dei cantieri di restauro di due capannoni dismessi (ex - lavanderia Chima) in un’area attigua a Villa Reale.A quanto pare, secondo limiti posto dal consiglio comunale, l’edificio dell’ex lavanderia poteva essere abbattuto e ricostruito con la medesima volumetria, mentre, l’altro, doveva essere ristrutturato unicamente adottando architettoniche rurali toscane. Secondo i cittadini: “Il fabbricato ricostruito sembra molto grande mentre l’altro, che doveva essere restaurato solo, è stato abbattuto”.I cantieri erano stati sospesi dalla direzione urbanistica, grazie ad una segnalazione dell’osservatorio di Castello. Dopo i dovuti controlli, la commissione urbanistica aveva decretato che le attività potevano riprendere: “L’intervento è stato giudicato ammissibile. La ditta sarà sanzionata, la variante presentata verrà adeguata e ci sarà il passaggio in sanatoria. Pur non essendo prevista la demolizione, la modifica alla sagoma risulta non essenziale, disciplinata dalla legge regionale”.Ma i vari comitati cittadini hanno espresso diverse perplessità: “ I dubbi provengono proprio dalla lettura della legge regionale numero 2, all’articolo 133, dove si stabiliscono le condizioni in base alle quali vengono definite le variazioni essenziali. La concentrazione si sofferma al comma quattro, dove si specifica che tutti gli interventi abusivamente eseguiti sono considerati variazioni essenziali se effettuati su immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, paesaggistico, architettonico, archeologico ed ambientale”.Il dubbio, e la domanda finale, esplicitata dai comitati è quindi: “Perché non si è considerato l’intervento effettuato una variazione essenziale, visto che rientra nel vincolo paesaggistico?”. [Caterina Citeroni] FIRENZE – Nell’area di Castello, la denuncia dei residenti si estende a tutta una serie di scelte urbanistiche: “Il centro storico minore di Castello è solo sulla carta. In tutta la zona sono stati eseguiti microinterventi fuori controllo e, soprattutto, la tipologia di materiale usata è assolutamente incompatibile con il resto degli edifici. Gli spazi saturati sono, a dimostrazione, ex orti, come in via Gazzeri e in via di Bellagio. Il centro storico è soppresso da queste realizzazioni perché non c’è attenzione. Basta guardare l’edifico paradigma di questo modo di costruire, cioè il centro commerciale dove c’era l’impresa di trasporto Dalmazia”.Non è finita qui, si grida anche al disastro ambientale: “L’attenzione manca anche per tutto il reticolo delle acque superficiali che arriva da monte. E’ una zona ricca d’acqua, non a caso i Medici vi avevano fatto una residenza con uno dei giardini più famosi al mondo. Con i lavori, hanno tappato il reticolo di scolo. Ci sono falde in superficie a cinquanta centimetri dal piano di campagna, l’esempio classico è l’intervento della scuola dei carabinieri. Sarà sulle palafitte - ironizzano i residenti - l’hanno costruita sul punto più basso”.Insomma, lo scolo delle acque è nevralgico, le costruzioni che tagliano orizzontalmente il reticolo mettono in seria crisi il territorio:“In caso d’emergenza di carattere alluvionale locale - concludono - si hanno allagamenti e per esempio, il sottopassaggio di via Sestese si allaga.”.

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