Presentazione dell'iniziativa: PAESAGGIOSOS.

Questo è il blog del sito PatrimonioSos, nato nel 2002 per iniziativa di semplici cittadini che operano in maniera del tutto volontaria e disinteressata per la difesa del patrimonio artistico italiano.

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venerdì 20 aprile 2007

VILLETTE MEDICEE A FIRENZE


COMITATO DI CASTELLO


Cosa accade a Castello?La zona è in fermento, nuovi e numerosi cantieri si aprono, altri forse seguiranno (ossia la lottizzazione Fondiaria Sai da 1,4 milioni di metri cubi), il traffico è insopportabile, l'aria irrespirabile, dunque, "LA SITUAZIONE E' ECCELLENTE"!Cattiva amministrazione e affari immobiliari sono all'opera, è un sodalizio che ormai sembra operare indisturbato.Abbiamo scoperto che, finalmente, anche il viale che conduce alla Villa Reale di Castello ha il suo bel cantiere: due capannoni sono stati demoliti per far posto a interessanti esperimenti di sincretismo architettonico in stile "Casetta in Canadà", a quando il giardino con le policrome statuette di Biancaneve e i Sette Nani? Aspettiamo fiduciosi. Insomma a due passi dalla celebre villa medicea concepita nel corso del XVI secolo dal Tribolo, dal Buontalenti e dall'Ammannati e dove Giorgio Vasari aveva potuto ammirare "La Primavera" di Botticelli, si procede come se niente fosse al deturpamento scandaloso del suo territorio, da tempo smembrato, sfilacciato, sacrificato e privatizzato per il lucro e il diletto di pochi. Ecco come il Vasari descriveva il luogo:"La Villa di Castello, posta sotto le pendici di Monte Morello sotto la Villa della Topaia, che è a mezza costa, ha dinanzi un piano che scende a poco a poco per lo spazio di un miglio e mezzo fino al fiume Arno, e là appunto, dove comincia la salita del monte, è posto il Palazzo, che fu già murato da Pier Francesco de' Medici con molto disegno; perché avendo la faccia principale diritta a mezzogiorno riguardante un grandissimo prato con due grandissimi vivaj pieni d'acqua, che viene da un acquidotto antico fatto dai Romani per condurre acque da Valdimarina a Firenze, dove sotto le volte ha il suo bottino, ha bellissima e molto dilettevole veduta".I vivai a cui si riferiva il Vasari si trovavano allora sulla "strada maestra di Prato", cioè sulla attuale via Reginaldo Giuliani e furono interrati alla fine del Settecento. Così continua il Vasari: "Nell'entrata principale, dove è il primo prato con i due vivai ed il viale coperto di gelsi, voleva il Tribolo che tanto si accrescesse esso viale, che per ispazio di più d'un miglio col medesimo ordine e coperta andasse al fiume Arno, e che l'acque che avanzavano a tutte le fonti, correndo lentamente dalle bande del viale in piacevoli canaletti l'accompagnassero infino al detto fiume, piene di diverse sorti di pesci e gamberi."La descrizione del programma del Tribolo è l'esempio chiaro di quella "struttura a pettine", collegante la montagna con il fiume, ancora oggi leggibile nel sistema delle Ville di Castello. Eproprio qui nella Villa, detta Reale perché preferita da Cosimo I, venne concepito il primo giardino all'italiana. Ora qualunque Amministrazione pubblica, dotata di un minimo di sale in zucca, che si trovasse a disporre di un simile "progetto" e di un tale patrimonio territoriale (paragonabile per valore ai Castelli della Loira o alle ville del Brenta) ne proteggerebbe religiosamente ogni residuo frammento, ogni spunto per farne occasione di profonda riqualificazione urbanistica.Invece quelle ville (Villa delle Brache, Del Gondo, di Castello, della Topaia, Corsini, della Petraia, de' Pazzi, di Quarto, di Castel Quarto, la Quiete) sono ora invisibili, chiuse o museificate con biglietto di ingresso, rese mute e cieche da una cortina di sfacciati edifici che seguitano a proliferare sui vuoti superstiti, da reti infrastrutturali, da rombanti aerei al decollo.Riguardo al territorio il ragionamento di certi amministratori è sempre lo stesso: "Ormai e' ammalato fradicio, tanto vale ammazzarlo del tutto, e il prima possibile!". Noi non dubitiamo che anche questo piccolo ecomostro, come tutto il resto, sia perfettamente in regola con la legge e con i regolamenti comunali, crediamo però che oggi il problema sia quello del salvataggio di un territorio profondamente ammalato, già da tempo al di là di ogni sostenibilità ambientale, oltre che estetica e "mentale". Nel frattempo ci impegnamo a consultare le tavole e le relazioni del progetto, magari interpellando direttamente gli autori, promettendo che inseriremo quest'edificio nella lista degli ecomostri che il Coordinamento dei Comitati dei cittadini della Toscana, insieme alle Associazioni ambientaliste, ha intenzione di stilare e far conoscere a tutti.

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